Fino ad un tempo non troppo lontano, si definiva “cassettista” colui che acquistava un titolo mobiliare e lo teneva anche per anni, se non per generazioni. Solitamente il titolo era un’azione, in particolare del settore bancario-assicurativo. Questa definizione è oramai entrata in disuso e il termine appare anacronistico a causa dell’alta volatilità dei mercati. Questi stanno abituando a delle vere e proprie sedute da montagne russe, capaci di passare da un segno negativo marcato ad uno positivo, e viceversa, nella stessa giornata o spesso nel giro di qualche ora.
In particolare, si è capovolta la percezione di solidità attribuita al comparto bancario e assicurativo. Tuttavia, l’elemento più preoccupante è che questa percezione in taluni casi sia diventata realtà.
La complessità del settore bancario
L’Italia è ancora scossa dal caso Banca Etruria, con i risparmiatori increduli che cercano a loro volta di districarsi dalle sabbie mobili della terminologia che gravita attorno al termine “obbligazione”, ben lontana dal suo significato etimologico di latina memoria, di legare, vincolare giuridicamente il debitore. TraTier I, UpperTier II, Lower Tier II e Tier III, le obbligazioni trasformano i banchieri in Azzecca-garbugli anglossassoni, mentre da qualche mese il vocabolario italiano si è arricchito anche del delicato concetto di “bail-in” che non fa altro che aumentare la confusione tra i risparmiatori già coinvolti in interviste Mifid e nell’interpretare le numerose pagine dei contratti da firmare.
Un altro fenomeno preoccupante è legato ai dividendi delle azioni, spesso anche generosi, ma che talvolta non sottintendono lo stato di buona salute della società, nascondendo criticità, soprattutto quando questi “stacchi” sono straordinari e alimentati da riserve, difficilmente sostenibili e ripetibili nel futuro. L’annuncio del “maxi dividendo” si trasforma pertanto in una mera operazione di marketing, attirando gli azionisti meno preparati che associano il dividendo al buono stato di salute dell’azienda.
I bilanci in rosso
Se si guarda indietro, sono numerosi i casi, anche nel recente passato, di banche commissariate, ma l’effetto mediatico di quest’ultima vicenda di Banca Etruria & C., accompagnato da un impasse politico, ha portato alla luce problematiche di rilevanza europea, confermando tristemente il detto “mal comune mezzo gaudio”.
Come più volte riportato dalla stampa, mezzo sistema finanziario europeo viene da anni di bilanci in profondo rosso. Si passa dai circa 50 miliardi di sterline di buco accumulato dalla Royal Bank of Scotland, ai colossi tedeschi di Deutsche Bank e Commerzbank, affossati da perdite e sotterrati dalla borsa, a cui seguono banche spagnole e francesi. Crisi causata e/o accentuata dal difficile momento economico, condito da elementi deflattivi e dai consumi che non partono. Frasi, come quella della Merkel, non fanno altro che attestare una amara verità: coi tassi bassi il sistema bancario rischia grosso. Mentre Mario Draghi viene accusato dai tedeschi di non riuscire a portare l’inflazione al 2% e in qualche modo di aiutare indirettamente il sistema Italia.
Il Fondo Atlante
In questo difficile contesto, con all’orizzonte ulteriori rischi concreti come Brexit, Grexit e altre teoriche possibili uscite di Paesi dall’UE, hanno assunto consistenza e significato in Italia la riforma delle Banche Popolari in SPA e, come ultimo arrivato, il Fondo Atlante, che, se anche rappresenta un’ottima reazione tutta italiana al peso delle sofferenze bancarie e agli aumenti di capitale, dall’altro lato conferma ancora una volta che il sistema non gode di ottima salute, per usare un eufemismo, e che la fiducia dei risparmiatori è ai minimi storici.
Si è lontani da quando gli amministratori delegati si presentavano alle Assemblee parlando solo di cifre e dei due scopi principali: l’utile pubblico e quello degli azionisti. Lontani da quelle Assemblee dove fuori c’era la fila, la gara per sedersi ai primi posti con i politici di spicco, ma soprattutto tanti composti silenzi misti a scroscianti applausi ai rappresentanti societari. Oggi alle assemblee degli azionisti ci sono i Carabinieri fuori e dentro, sembra di essere allo Stadio, dove la squadra che gestisce i risparmi gioca ogni giorno la partita della vita, mentre le prime file rimangono desolatamente vuote.