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Investimenti esteri, l’asse Roma-Parigi-Berlino-Bruxelles contro la Cina

Le mire cinesi sui mercati europei hanno spinto i governi di Germania, Francia e Italia a presentare un documento comune per suggerire alla Commissione Europea l’elaborazione di un nuovo meccanismo di controllo sugli investimenti extraeuropei in settori chiave per lo sviluppo delle economie dei paesi UE.

I timori verso Pechino

Il documento, reso noto dalla testata Politico.eu, contiene un appello a Bruxelles per mettere un freno agli investimenti extracomunitari che possono rispondere a logiche di strategia geopolitica prima ancora che economica. Il destinatario naturale di questo documento è la Cina, anche se nel testo non è mai citata esplicitamente. Già nel febbraio scorso i tre Paesi avevano inviato una lettera comune a Bruxelles accennando tale richiesta.

Berlino, Parigi e Roma ritengono infatti non sufficienti i meccanismi di protezione posti a livello nazionale dagli Stati membri per frenare queste forme di investimenti e acquisizioni mirate a conquistare quote di mercato strategiche per lo sviluppo delle economie europee. Il timore è che queste acquisizioni non siano motivate da logiche strettamente economiche, ma da un preciso progetto politico contenuto nel programma ‘Made in China 2025’, con cui Pechino punta a conquistare la leadership nei settori tech, dell’energia e delle infrastrutture. Secondo i tre governi, il controllo di questi settori, caratterizzati da un alto potenziale di crescita, potrebbe essere fondamentale in futuro per ritagliarsi un ruolo di potenza egemone negli equilibri mondiali.

La proposta della Commissione

La proposta, pur lasciando la decisione finale agli Stati membri, prevede che la Commissione Europea assuma un ruolo di vigilanza su queste operazioni sospette con un continuo scambio di informazioni a livello europeo. L’unico settore escluso è quello della difesa.

Sulla base dei dati periodicamente trasmessi a Bruxelles, la Commissione avrà il compito di presentare un rapporto con cadenza biennale sull’andamento di questi investimenti in tutti settori dell’economia UE. Lo stesso rapporto dovrebbe analizzare anche il ruolo giocato dallo Stato di provenienza di questi investimenti. La preoccupazione dei tre Paesi è legata direttamente alle politiche di sussidi e di aiuti di Stato messi in campo dal governo cinese, anche indirettamente, tramite imprese e agenzie a controllo statale, per favorire queste operazioni di mercato a scapito dei concorrenti europei.

La continua supervisione di queste operazioni dovrà garantire il rispetto delle regole di mercato con particolare riferimento alla legislazione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Nel documento si pone come condizione necessaria quella di garantire il principio di reciprocità. Lo Stato membro verso cui si indirizza l’acquisizione dovrebbe porre, nelle indicazioni dei tre, delle condizioni o impedirla se nel paese di origine dell’investimento sono presenti dei limiti particolari agli operatori economici europei. In caso di limitazione, si prevede di dare alla Commissione Europea la facoltà di proporre una giusta quota o prezzo all’investitore extra-UE.

Le riserve nazionali sul controllo degli investimenti

Il meccanismo proposto dai tre fa dipendere tuttavia l’intervento di Bruxelles dalla scelta dello Stato membro che potrebbe anche decidere di non intervenire in alcun modo. D’altra parte i tre governi affermano nel documento di proposta che le legislazioni e le competenze nazionali in termini di controllo di tali operazioni non saranno sostituite o emendate da quelle europee.

Secondo diverse fonti, i funzionari di Bruxelles stanno lavorando da tempo a un meccanismo del genere di cui però si conoscere ancora poco. La complessità di questo nuovo sistema di controllo risiede nella necessità di evitare che possa allontanare altri e preziosi investimenti extracomunitari di soggetti economici che invece rispettano gli standard di trasparenza e di leale concorrenza sanciti dalle leggi del commercio internazionale e dalle severe leggi europee. Una presa di posizione ufficiale della Commissione si potrebbe avere con molta probabilità durante il tradizionale discorso sullo stato dell’Unione Europea che il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker terrà il prossimo tredici settembre.

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L' Autore - Federico Vetrugno

Classe 1991, pugliese. Ho conseguito la laurea magistrale con lode in Studi geopolitici ed internazionali presso l’Università del Salento. Sono da sempre un appassionato di storia, di geografia e di politica. Fra i temi che più mi interessano: le relazioni internazionali, la geopolitica e ovviamente l’Europa in tutte le sue possibili declinazioni, è per questi motivi che sono felice di poter contribuire a Europae.

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