“Perché sei qui?”. “Perché nel mio Paese non c’e` lavoro”. Nella comunità expat di Bratislava, oltre ai Greci, due sono i gruppi nazionali principali: Italia e Spagna. Entrambe le comunità oltre che da un tessuto linguistico e culturale comune sembrano essere accomunate dalle medesime sorti economiche e lavorative. Secondo e terzo Paese per Pil e per numero di abitanti dell’Eurozona, hanno risentito duramente dalla crisi dei debiti sovrani del 2010-11 e, tutt’ora sono tenute sotto attenta osservazione dai paesi dell’Eurozona. La Spagna ha un tasso di disoccupazione del 17%, l’Italia dell’11%, livelli piuttosto alti per paesi OCSE.
Una debole ripresa
Con un deficit del 4.5% nel 2017, un debito pubblico prossimo al 100% e soprattutto un tasso di disoccupazione ancora molto alto il panorama economico iberico post crisi e` ben lungi dall’essere risolto. A complicare lo scenario si aggiunge inoltre una crisi regionale e politico senza precedenti per l’Eurozona, quella fra governo centrale e governo regionale della Catalogna
Eppur si muove. Nel 2017 il Prodotto Interno Lordo pro capite Spagnolo ha superato i livelli pre-crisi e la crescita si e` attestata al 3.1% e con stima per il 2018 del 2.4%. A livello di credito, stando al report del Fondo del 2017, il livello dei non Performing Loans, i prestiti non performanti detenuti dalle principali istituzioni creditizie, rimane ancora alto, ma negli ultimi anni viene riconosciuto alla Spagna uno sforzo in tal senso per ristrutturare il sistema bancario. Insomma, gli scenari futuri sembrerebbero propendere per un tiepido ottimismo.
Il diavolo sta nei dettagli
Non sembra ancora essere cosi’ per l’Italia. Un’eredità passata ingombrante e scelte politiche diverse caratterizzano e vincolano il futuro del Bel Paese e caratterizzano le sue sorti in una diversa direzione rispetto a Madrid. Non vi sono certo divisioni regionali tanto esplicite, ma lo stallo politico del governo centrale e` più evidente che mai e accentuato comunque da divisioni economiche fra Nord e Sud. Il tasso di disoccupazione, all’11%, e` minore di quello iberico, ma la bassa produttività italiana, dovuta a investimenti nei decenni precedenti scarsi e mal diretti, rappresenta ancora un grosso limite alla crescita futura, mezzo punto percentuale rispetto alla media UE e OCSE. La produzione industriale, inoltre, stenta ancora a decollare rispetto ai livelli pre crisi.
A livello creditizio la situazione non sembra più favorevole. Il livello di Non Performing Loans incide sulla bassa profittabilità del mercato dei capitali e rende l’Italia, insieme al Portogallo, lontana dalla performance dal resto dell’Europa, Spagna Inclusa. Contrariamente alla Spagna, dove la Crisi del Debito Sovrano non ha mai rappresentato un grosso problema a livello di stock di debito, la situazione Italiana, parte proprio dal debito, ma si estende comunque alle pieghe del tessuto microeconomico italiano e ne mina le fondamenta.
L’orologio segna quasi la mezzanotte
L’Italia, sebbene nazione Mediterranea nel novero delle Potenze Occidentali, con evidenti limiti strutturali, è sempre stata considerata una potenza anche in ambito economico. La Spagna, uscita solo nel ‘75 dalla dittatura franchista, e entrata nella Comunità Europea solo nel 1986, meno. Il risultato di Madrid, quindi, si colloca comunque in una fase ascendente del suo ruolo politico ed economico. Per l’Italia, invece, si confermerebbe una decadenza, con implicazioni politiche e economiche, nel suo ruolo di protagonista del Mediterraneo e di attore rilevante in ambito Europeo e Globale.
La Spagna rappresenta un deficit abbastanza alto (3.1% nel 2017, 4.5% nel 2016) che, seppur tendente a rientrare nei parametri di Maastricht (3%), pone dubbi sulla sua crescita potenziale e di lungo periodo, data comunque intorno al 2%. Lo stock di debito, però, non rappresenta ancora un limite tale da inficiare l’azione governativa mutato il positivo contesto internazionale.
I tassi d’interesse tenuti bassi da parte della BCE e uno scenario internazionale favorevole trainato da USA e Cina sono ipotesi difficilmente garantibili nei prossimi anni se non mesi e, quindi, tale ipotesi presto si potrebbe verificare.
In una tale eventualità la tenuta dei sistemi non si misurerà solo in termini di debolezze presente, ma di ulteriori spazi di manovra governativa. La Spagna li ha, forse, l’Italia?