Chi comanda in Europa? Comincia dal quesito principe il percorso de “Lo Stato dell’Unione“, il podcast realizzato da Europae, condotto da Fabio Cassanelli e Andrea Sorbello e prodotto da Piano P con il supporto del Centro Einstein di Studi Internazionali.
Puntata per puntata, il programma condurrà l’ascoltatore nelle pieghe, istituzionali e politiche, economiche e sociali, di un’Europa in continua mutazione. Eccoci, allora, alla puntata pilota: una guida nei meandri di Bruxelles (e non solo) per conoscere volti e istituzioni dell’Unione Europea. Tutti gli episodi sono disponibili qui.
L’architettura istituzionale dell’Unione europea
Commissione europea: la tutela dell’interesse comune dell’Ue
La Commissione europea rappresenta il braccio esecutivo dell’Unione, titolare del potere esclusivo di iniziativa legislativa in cui vengono poi coinvolti Parlamento e Consiglio. La Commissione è inoltre definita “custode dei Trattati”, in quanto responsabile della vigilanza sull’applicazione delle normative Ue da parte degli Stati membri: eventuali segnalazioni di inottemperanza vengono poi inoltrare alla Corte di Giustizia. Alla Commissione è inoltre affidata l’esecuzione delle politiche dei settori di competenza esclusiva dell’Ue (si pensi a concorrenza e politica commerciali), oltre che la rappresentanza esterna comune con l’eccezione delle politiche di sicurezza e difesa. È composta di 28 commissari, uno per ogni Stato membro, a ciascuno dei quali è affidato un portafoglio settoriale (economia, energia, ambiente, ecc..)
Parlamento europeo: l’espressione dei cittadini Ue
Il Parlamento è espressione diretta dei cittadini degli Stati membri, che eleggono i suoi 751 membri, distribuiti in funzione della popolazione di ciascun Paese. Ciascun parlamentare confluisce all’interno del gruppo politico cui afferisce il suo partito di appartenenza. L’attuale Parlamento conta 7 gruppi politici: popolari europei (PPE), socialdemocratici (S&D), Verdi, conservatori e riformisti (CRE), euroscettici (EFDD), Sinistra europea (GUE/NGL) e non iscritti (l’equivalente del Gruppo Misto nel Parlamento italiano). Il Parlamento partecipa, alla pari del Consiglio, al procedimento legislativo ordinario, assicurando legittimazione democratica al processo legislativo dell’Ue. Con il Consiglio condivide anche il potere di bilancio, quindi il controllo sulle spese dell’Unione. Dispone infine del controllo democratico sulle istituzioni: può approvare o respingere la nomina dei commissari o sfiduciare l’intera Commissione con un voto di sfiducia. Il Parlamento, similmente a quelli nazionali, è strutturato sulla base di commissioni per materia, che si riuniscono a Bruxelles, e una volta al mese è convocato in seduta plenaria nella sede di Strasburgo, laddove avvengono le votazioni dell’aula sulle diverse proposte legislative.
Consiglio dell’Ue: l’organo intergovernativo

È l’organo che garantisce la partecipazione degli esecutivi nazionali al processo legislativo europeo: viene infatti convocato in dieci formazioni diversi per ambito tematico, a cui prendono quindi parte i ministri nazionali in funzione della materia di competenza. La presidenza è detenuta a turni semestrali dai diversi Paesi membri: all’Italia toccò il secondo semestre del 2014, mentre dal 1 gennaio 2018 è in vigore la presidenza della Bulgaria. Condivide con il Parlamento il potere legislativo e quello di bilancio. É inoltre responsabile del coordinamento delle politiche tra i diversi Paesi membri, su tutte le politiche fiscali ed economiche che viene realizzata dal Consiglio Ecofin o dall’Eurogruppo, qualora le decisioni riguardino i Paesi della Zona euro. Il Consiglio Affari Esteri è inoltre titolare dell’elaborazione della politica estera e di sicurezza comune in collaborazione con l’Alto Rappresentante, mentre il Consiglio Affari Generali conclude gli accordi internazionali negoziati dalla Commissione. Nella maggior parte dei casi, per evitare situazioni di stallo sulle materia in cui non vi sia consenso unanime tra gli Stati, il Consiglio vota a maggioranza qualificata: il voto favorevole viene espresso dal 55% dei Paesi membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione europea. Esiste una minoranza di blocco, che può essere rappresentata da 4 Stati membri che rappresentino almeno il 35% della popolazione. Le riunioni del Consiglio vengono precedute da riunioni tecniche dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue – il cosiddetto Coreper – il cui obiettivo è ottenere equilibrio e compromesso tra le posizioni dei diversi Paesi europei.
Consiglio europeo: il potere di indirizzo
Composto dai Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri, oltre che dal suo Presidente e dal Presidente della Commissione, si riunisce quattro volte l’anno per formulare gli indirizzi politici dell’Unione europea. Non assume decisioni legislative, ma formula conclusioni deliberate per “consenso”, che molto spesso risultano indebolite dalla necessità di adottare posizioni di compromesso fra i Paesi. Ogni due mesi si riunisce invece l’Eurovertice, riunione dei Capi di Stato e Governo dei Paesi membri dell’eurozona, per discutere degli indirizzi di politica economica.
Corte di Giustizia: il garante del diritto
Insieme alla Commissione vigila sulla corretta applicazione del diritto dell’Ue da parte delle istituzioni europee e degli Stati membri, oltre a dirimere controversie tra gli Stati membri e le istituzioni Ue. La Corte, che ha sede in Lussemburgo, si pronuncia sui ricorsi per inadempienza da parte degli Stati membri (le cosiddette procedure di infrazione aperte dalla Commissione) o su pronunce pregiudiziali che vengono richieste dai tribunali nazionali quando questi si trovano ad applicare il diritto comunitario. Il Tribunale, che fa parte della Corte, si pronuncia sui ricorsi annullamento di norme Ue che vengono presentati da privati cittadini. La Corte è composta da un giudice per ogni Stato membro e 8 avvocati generali; il Tribunale da un giudice per ogni Stato membro.
Banca Centrale Europea: politica monetaria e della vigilanza bancaria
Il mandato originario della BCE prevedeva il controllo della stabilità dei prezzi nella zona euro, con l’obiettivo di un tasso di inflazione che si mantenga prossimo al 2%. Con l’emergere della crisi economica in Europa, l’organo con sede a Francoforte gli strumenti di politica monetaria sono andati oltre la sola fissazione del tasso d’interesse: da operazioni di finanziamento di liquidità a favore delle banche centrali nazionali all’ormai celebre quantitative easing, che consiste nell’acquisto diretto da parte della BCE di titoli obbligazionari pubblici e privati emessi dagli e negli Stati membri. Con la nascita dell’Unione bancaria, la BCE ha infine assunto i compiti di vigilanza bancaria diretta dei principali istituti europei, con particolare attenzione ai requisiti di capitalizzazione. Le decisioni di politica monetaria vengono assunte in seno al consiglio direttivo, composto dal comitato esecutivo (il Presidente, vicepresidente e altri quattro membri) e dai governatori delle banche centrali dei 19 Paesi membri dell’eurozona. Sono distinti dalle funzioni di politica monetaria gli organi del Meccanismo di Supervisione Bancaria, per garantire la terzietà delle decisioni del consiglio direttivo.
I volti dell’Ue: i quattro presidenti e l’Alto Rappresentante

Jean-Claude Juncker: 62 anni, ex primo ministro del Lussemburgo, Juncker ha una lunga esperienza di governo. È stato premier per diciotto anni, dal ’95 al 2013, e poi presidente dell’Eurogruppo, il gruppo di coordinamento dei paesi che hanno adottato l’euro. Ed è stato anche il primo a essere eletto presidente della Commissione dopo che la sua candidatura è stata proposta pubblicamente da un partito, il Partito Popolare Europeo: fino a quel momento, il presidente era sempre stato deciso a porte chiuse. In Italia si è fatto conoscere per le scaramucce con Matteo Renzi in materia di immigrazione e flessibilità sui conti pubblici.
Antonio Tajani: l’ultimo degli italiani, in ordine di tempo, ad aver ottenuto una carica di vertice nelle istituzioni Ue. Tajani è stato eletto presidente del Parlamento Europeo a gennaio del 2017. Ha preso il posto di Martin Schulz grazie a un accordo in extremis tra il Partito Popolare e il gruppo dei liberali. È probabilmente il politico italiano con il pedigree europeo di più alto livello: europarlamentare dal 1994 al 2008, poi ancora vicepresidente tra il 2014 ed il 2017, nelle Commissioni guidate da Barroso è stato commissario ai Trasporti, prima, e all’Industria, poi. Uomo forte del PPE, è colui che ha riavvicinato Angela Merkel e Silvio Berlusconi. Oggi, per l’alto profilo istituzionale, continua ad essere indicato come potenziale candidato premier di Forza Italia, di cui fu tra i fondatori, per le elezioni del 4 marzo.
Mario Draghi: probabilmente l’uomo più potente dell’Europa al tempo della crisi economica, capace di far digerire una politica economica espansiva ai falchi rigoristi della Bundesbank. Ex direttore generale del Ministero del Tesoro, Draghi è diventato governatore della Banca d’Italia dopo una parentesi in Goldman Sachs. Alla BCE è in carica dal 2011 e il suo mandato scadrà nel 2018. In questi anni, i margini di azione della Banca Centrale sono aumentati sempre di più. Draghi ha interpretato il suo mandato in maniera molto flessibile, avviando strumenti di politica monetaria non convenzionali e lanciando massicce aste di liquidità per rifinanziare il sistema bancario. 70 anni, romano, con il mandato in scadenza, a partire dal 2019 è indicato come il possibile “cavaliere bianco” della politica italiana qualora dovesse permanere una situazione di incertezza.
Donald Tusk: presidente del Consiglio europeo, Tusk ha sessant’anni. Da studente, ha fatto parte di Solidarnosc, il movimento di protesta fondato da Lech Walesa contro il regime comunista di Jaruzelski. Nel ’91, dopo la caduta del Muro, è entrato per la prima volta in parlamento e dal 2007 al 2014 è stato primo ministro della Polonia. Di posizioni moderate ed europeiste, il 9 marzo del 2017 Tusk è stato eletto presidente del Consiglio Europeo per un secondo mandato, quindi rimarrà in carica fino a settembre del 2019.
Federica Mogherini: primo ministro degli esteri del governo Renzi, solo per pochi mesi prima che lo stesso premier la proponesse subito per il ruolo di Alto Rappresentante, dopo la vittoria del PD alle elezioni europee nel maggio del 2014. Si diceva che fosse giovane e inesperta, e in effetti questo è stato il primo incarico in una carriera politica tutta costruita nella politica italiana, nelle file dei DS e PD, e culminata con l’elezione alla Camera nel 2008, a 35 anni, venendo scelta come rappresentante nell’Assemblea Parlamentare della NATO. Ora, invece, Mogherini si ricorda per l’avvio della PESCO, il primo abbozzo di politica europea di difesa e sicurezza comune a cui hanno già aderito 25 Paesi su 28, e per la conclusione dell’accordo sul nucleare iraniano.