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Fondo UE sulle migrazioni: poche risorse per l’Africa

Si è tenuto nei giorni scorsi a La Valletta un vertice fra i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea e i rappresentanti dei governi di molti Paesi africani. Oggetto dell’incontro è stata la crisi migratoria che sta mettendo a dura prova l’integrazione europea e che coinvolge direttamente molti Stati africani, luoghi di origine o di transito di richiedenti asilo, rifugiati e migranti economici. Il vertice intendeva produrre risultati concreti: un fondo europeo di sostegno ai Paesi africani e un Piano d’Azione condiviso per affrontare concretamente la crisi. Obiettivo raggiunto, quindi?

Il Trust Fund dell’UE per le migrazioni

Il lancio di questo Fondo era già stato anticipato dall’Alto Rappresentante Federica Mogherini poche settimane fa, ma a La Valletta si è svolta la firma ufficiale da parte dei leader europei. Lo EU Trust Fund di emergenza si pone l’obiettivo di sostenere gli Stati africani di origine e di transito nella gestione dei flussi migratori e nel combattere le cause strutturali che li provocano: instabilità, insicurezza, sottosviluppo.

Il Fondo ha un focus geografico ben preciso: i finanziamenti infatti saranno rivolti verso alcune regioni già individuate. Queste sono il Sahel e l’area del lago Ciad, il Corno d’Africa e il Nordafrica. Questa selezione geografica evidenzia da un lato il pragmatismo dell’operazione, che si concentra su quelle zone che costituiscono i principali punti di origine dei flussi migratori, come il Sahel e il Corno d’Africa, e di transito, i Paesi del Nordafrica.

D’altro canto, la scelta di queste particolari aree sottolinea come, ancora una volta, nei rapporti fra UE e Africa prevalga la volontà europea di garantire sicurezza e stabilità, come d’altronde afferma anche la dichiarazione politica sottoscritta a La Valletta. Qui si legge proprio come sarà riservata “particolare attenzione alla stabilità e alla sicurezza, attualmente minacciate da terrorismo, traffico d’armi e conflitti”. Proprio le tre regioni citate sono scosse da queste problematiche: si pensi all’instabilità causata da Boko Haram e al-Shabaab nel Sahel e nel Corno, senza dimenticare come le rotte migratorie verso il Nordafrica spesso seguano i flussi illegali di armi e non solo nel Sahara.

Chi finanzia il Fondo?

Il Fondo ha una dotazione di 1.8 miliardi circa. Più precisamente, il Fondo è stato sinora finanziato con 1.878.274.289,00 euro. Mai come questa volta, un conteggio preciso delle risorse a disposizione è importante per comprendere l’impegno europeo nella crisi migratoria. Dei fondi offerti, infatti, 1,8 miliardi sono stanziati direttamente dalla Commissione Europea. Non si tratta di risorse aggiuntive, ma di finanziamenti provenienti da voci pre-esistenti del budget dell’UE: soprattutto il Fondo Europeo per lo Sviluppo, destinato ai Paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico), ma anche “integrazioni” da altri strumenti finanziari dedicati dall’UE al sostegno delle regioni obiettivo del Fondo, compresi alcuni fondi nazionali rivolti ai Paesi del Corno d’Africa. Primo motivo di perplessità: queste risorse erano già destinate all’Africa. Il timore è che il Trust Fund possa essere una semplice partita di giro.

Proprio per questo ancora più importante dovrebbe essere il contributo ‘fresco’ da parte degli Stati membri. Tuttavia, i 28 Stati membri stanziano tutti insieme 78 milioni di euro circa. Un risultato forse preventivabile, nella sua ristrettezza, date le tensioni e le trattative all’interno dell’UE degli ultimi mesi, ma che mal si concilia con la retorica che vorrebbe l’Unione alle prese di una crisi “globale”. A nulla sono servite le pressioni della Commissione: se non sono gli Stati membri ad agire, come si può chiedere ai partner africani di svolgere quella funzione di filtro e assistenza ai flussi migratori tanto auspicata? Molto rari, a tal proposito, anche gli accenni al piano per centri di smistamento dei richiedenti asilo direttamente nei Paesi d’origine e transito.

Croazia, Cipro e Grecia stanziano zero euro. Il principale contributore sono i Paesi Bassi, con 15 milioni di euro. Seguono Italia e Belgio con 10 milioni, Francia e Germania stanziano solamente 3 milioni a testa. L’UE dovrebbe guidare la gestione della crisi: basteranno le parole? Intanto il Presidente Donald Tusk ha annunciato, al termine di un vertice informale fra i leader europei, che entro fine novembre dovrebbe svolgersi un vertice straordinario con la Turchia, altro punto cruciale nella strategia europea di controllo delle frontiere. La credibilità dell’UE non sarà certamente dimostrata dai finanziamenti disposti sinora per gestire la crisi.

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L' Autore - Luca Barana

Vicedirettore e Responsabile Istituzioni e Affari Generali – Conseguita la laurea triennale in Scienze Politiche, ho scoperto un vivo interesse per la politica internazionale. Laureato magistrale in Studi Europei con una tesi sulle Relazioni esterne dell’UE, incentrata sul contributo alla cooperazione allo sviluppo delle relazioni interregionali con l’Africa. Appassionato di giornalismo, ricopro il ruolo di vicedirettore di Europae.

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