«Il fatto è che questo era un orribile trattato unilaterale che non avrebbe mai, mai dovuto essere fatto. Non ha portato la calma, non ha portato la pace, e non lo farà mai.» Così il presidente Donald Trump ha condannato aspramente il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), l’accordo stretto con l’Iran per lo stop al programma nucleare, annunciando il ritiro degli USA dal trattato quattro giorni prima del suo rinnovo. «Al centro dell’accordo c’era un’enorme finzione: che un regime omicida desiderasse solo un programma nucleare energetico pacifico. Oggi abbiamo le prove che la promessa iraniana era una bugia.»
Che Trump aspirasse a cancellare ogni traccia della politica della precedente amministrazione non era di certo una novità. Durante tutta la sua campagna elettorale, infatti, aveva definito l’Iran deal uno dei peggiori trattati mai stati stipulati nella storia.
Firmato il 18 ottobre 2015 dal P5+1 (i membri permanenti del Consiglio delle Nazioni Unite – Stati Uniti, Cina, Russia, Francia e Regno Unito – più la Germania), l’Iran e l’Unione Europea, l’accordo è stato un cavallo di battaglia della politica estera dell’ex presidente Obama. Il presidente iraniano Hassan Rouhani, infatti, aveva impegnato così il suo paese nello smantellamento degli ordigni atomici, con l’eliminazione di quasi la totalità delle riserve di uranio e il controllo delle strutture da parte dell’Agenzia Internazionale dell’ONU per l’Energia Atomica (Aiea). In cambio, l’Iran avrebbe avuto il sollevamento delle sanzioni economiche imposte dai firmatari dell’accordo.
E nonostante l’Aiea abbia garantito che Teheran abbia rispettato tutti gli accordi previsti dal contratto sul nucleare, garantendo inoltre che il Paese è sottoposto «al più rigido regime di verifica nucleare al mondo», il presidente Trump sostiene a gran voce il contrario, accusando invece un riarmo nucleare e promettendo la reintroduzione delle sanzioni che coinvolgeranno anche il settore finanziario, automotive, di cantieristica navale, aeronautico e garantendo una forte limitazione e controllo sull’acquisto di ori e preziosi iraniani. Una punizione per il «maggiore leader del Terrore», ma che si estenderà a chiunque vorrà continuare a perseguire il trattato o negozierà nei prossimi mesi con l’Iran.
La reazione di Teheran è stata durissima e immediata. Il giorno dopo, il presidente del Parlamento Ali Larijani ha definito la scelta americana un atto di «bullismo», garantendo una risposta che l’America rimpiangerà. E ha aggiunto: «L’Unione Europea e gli altri partner dell’accordo nucleare sono ora responsabili di salvare l’accordo». Il tutto mentre un deputato ha bruciato in aula una bandiera americana e si elevavano i toni del vecchio motto: «Morte all’America».
Anche la Guida Suprema Ali Khamenei ha dichiarato: «Quello di Trump è stato un discorso stupido e superficiale, una minaccia per il popolo e il governo dell’Iran». Aggiungendo poi parole di sfiducia e disprezzo anche contro le potenze europee: secondo l’ayatollah la loro parola non ha valore. Convinzione sostenuta a gran voce dal vice comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc), Hossein Salami, che ha dichiarato: «L’Europa non può agire in modo indipendente sull’accordo nucleare».
Si apre così ancora di più il divario tra la parte moderata del paese rappresentata dal Presidente Rouhani e quella radicale della Guida Suprema. E l’ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani, ammette che nel piano dell’amministrazione c’è anche la volontà di rovesciare il regime dell’ayatollah.
Intanto però Rohuani è stato contattato da Emmanuel Macron, intenzionato a salvaguardare l’accordo. Il Ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha condannato la logica americana come «isolazionista, protezionistica e unilaterale».
Anche Angela Merkel ha aspramente condannato la «decisione grave» di Trump e tutti i paesi europei si sono detti disposti a dialogare per fare in modo che il JCPOA possa continuare anche senza gli USA. Paolo Gentiloni ha dichiarato, sul suo profilo Twitter: «Accordo con l’Iran va mantenuto. Contribuisce alla sicurezza nella regione e frena la proliferazione nucleare. L’Italia con gli alleati europei per confermare gli impegni presi».
Secondo l’Agi, la Commissione Europea potrebbe discutere delle contromisure di Bruxelles già questo mercoledì. E il Presidente Jean-Claude Juncker ha definito l’azione dell’amministrazione americana una conferma definitiva della «crisi diplomatica in corso tra USA e UE».
Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo, ha garantito che al vertice di Sofia del 17 maggio si discuterà sia su come reagire alle minacce americane, sia su come salvaguardare l’accordo sul nucleare nonostante le diffidenze iraniane.