E’ corsa contro il tempo nella Libia del dopo Gheddafi per raggiungere al più presto un accordo volto alla formazione di un governo d’unità nazionale, che fronteggi le sfide alla sicurezza regionale provenienti dall’instabilità politica, dall’Isis e dal traffico dei migranti. Il Rappresentante speciale ONU per la Libia, Bernardino Leon, ha annunciato che le parti impegnate nei negoziati a Skhirat, in Marocco, sono pervenute ad un’intesa sui punti principali dell’accordo, che adesso dovrà essere ufficialmente approvato dalle parti entro il prossimo 20 settembre, nella speranza che l’attuazione possa iniziare già ad ottobre.
Nelle prossime settimane infatti scadrà il mandato del negoziatore delle Nazioni Unite, così come quello della Camera dei Rappresentanti di Tobruk, uno dei due Parlamenti presenti in Libia (l’altro è il Congresso nazionale generale, con sede a Tripoli).
Cosa prevede l’accordo
Secondo la bozza di accordo, entrambi i governi di Tobruk e Tripoli potranno designare i vicepremier che affiancheranno il nuovo capo di un governo d’unità nazionale, con incarico annuale. Si prevede la nascita di un’assemblea legislativa unitaria, la Camera dei rappresentanti, di un Alto Consiglio di Stato, che dirima le controversie che possano insorgere tra le varie istituzioni, lo smantellamento delle varie milizie armate, con la costituzione di un esercito unitario, una nuova Costituzione e l’entrata in vigore del “cessate il fuoco”.
Il Consiglio di Sicurezza: “No alla violenza ed a soluzioni militari”
Nel frattempo, dopo che l’Isis ha occupato gli uffici della Banca Centrale libica a Sirte, di alcune banche private ed effettuato rapimenti, il Consiglio di Sicurezza ha adottato il 10 settembre scorso una risoluzione in cui si prolunga il mandato della “United Nations Support Mission in Libya” (UNSMIL) fino al 15 marzo 2016, escludendo ancora una volta una soluzione militare alla crisi e condannando l’uso della violenza contro civili, istituzioni ed infrastrutture.
La situazione in cui è precipitata la Libia dopo la cacciata del leader della “Jamahiriya”, Muammar Gheddafi, è grave anche dal punto di vista umanitario: secondo recenti stime, quasi due milioni di persone sarebbero bisognose di cure mediche e un milione e 200mila persone nella zona di Benghazi e nella regione orientale di generi alimentari, mentre 435mila libici hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni e si registra un traffico di 250mila migranti in tutto il territorio.
Il sostegno da parte della comunità internazionale e dell’UE alla Libia
A sostenere i negoziati promossi dalle Nazioni Unite in Marocco, oltre al Paese maghrebino, sono Egitto, Emirati Arabi Uniti, Spagna, Qatar, Tunisia, Turchia, Svizzera, Italia, Algeria, Niger e Ciad. Il capo della diplomazia italiana, Paolo Gentiloni, ha sottolineato come «guerra, terrorismo e trafficanti di esseri umani possano essere fermati, ma la precondizione è un governo libico unitario».
Mentre l’Alto Rappresentante UE agli Affari Esteri ed alla Politica di Sicurezza, Federica Mogherini, definisce “incoraggianti” le notizie provenienti da Skhirat. «Un governo d’unità nazionale è cruciale per una Libia pacifica e stabile – ha dichiarato la Mogherini -, e per terminare una crisi che ha inflitto sofferenze sul popolo libico, portando il Paese sull’orlo del disastro. Leon ha tutto l’incondizionato supporto da parte dell’Unione nel far sì che si ottenga il risultato di firmare in breve tempo l’accordo, cosa che mi aspetto tutti i partecipanti facciano nei giorni a venire nell’interesse di tutto il popolo libico».