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Arma dei Carabinieri ed Eurogendfor: il futuro della benemerita

Già alcune settimane fa Europae si era occupata di EUROGENDFOR, la Forza di Gendarmeria Europea, nata nel 2007 con il trattato di Velsen, che riunisce i corpi di polizia a statuto militare di sei Stati europei (Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Olanda e Romania). Nel precedente articolo si erano presi in esame alcuni aspetti controversi di questa forza, con particolare riferimento ad alcune grossolane notizie in circolazione sul web, per cercare di fornire un’informazione attendibile su un argomento molto discusso in rete. Rimangono da sfatare i miti che aleggiano sulla futura configurazione del rapporto tra EUROGENDFOR e l’Arma dei Carabinieri, forza armata tramite cui l’Italia partecipa all’iniziativa,  e sulla possibilità che l’Arma, “in osservanza al trattato di Velsen”, venga in futuro sciolta e fatta confluire nella Polizia di Stato per poi essere sostituita in toto dall’EGF.

A smentire categoricamente tale possibilità è lo stesso servizio stampa del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri. L’EGF è infatti un comando multinazionale composto da poche centinaia di unità attivabili ad hoc per un totale massimo di 2300, messe a disposizione dai Paesi membri. Per essere più chiari, solo 36 militari (fino a 50 in caso di esercitazioni o operazioni dell’EGF) compongono la forza organica del Quartier Generale, inclusi Comandante, Vice-Comandante e Capo di Stato Maggiore. Per il resto l’EGF non è dotato di corpi perennemente in stand-by in attesa di essere impiegati in teatri sensibili, ma sono appunto creati solo in caso di necessità, fino ad un tetto massimo di 800 agenti.

Una struttura di questo genere non sarebbe mai stata in grado di sostituire l’Arma dei Carabinieri nelle proprie funzioni di pubblica sicurezza: innanzitutto la sua struttura estremamente ridotta e flessibile non dispone delle capacità quantitative necessarie a tale scopo (la Benemerita, da sola, conta oggi circa 118 mila unità). In secondo luogo EUROGENDFOR, nata dall’esperienza di diversi corpi di polizia europei a statuto militare in missioni internazionali, può ottenere mandato d’azione solo in scenari dove l’amministrazione centrale sia in forte crisi o del tutto collassata, che presentino condizioni di insicurezza e criminalità diffuse e perduranti a minaccia della garanzia dello stato di diritto, come in teatri afflitti da conflitti armati su vasta scala o in teatri post-conflitto, o ancora in caso di catastrofi naturali.

A ciò si deve inoltre aggiungere che ciascuno Stato facente parte dell’EGF può di volta in volta decidere se mettere a disposizione le proprie forze per un intervento all’estero, mentre la presunta incostituzionalità ed antidemocraticità di questa forza multinazionale sono smentite dal fatto che “la partecipazione ad eventuali operazioni internazionali avviene previa autorizzazione dei rispettivi Governi e Parlamenti la cui sovranità nazionale è pienamente salvaguardata dal trattato istitutivo”, come si può leggere nella suddetta nota ufficiale del Comando Generale dell’Arma.

Un ultimo aspetto degno di chiarimenti è quello delle spese relative alla Forza di Gendarmeria gravanti sullo Stato italiano, in particolare quelle relative al Quartier Generale, situato nella Caserma “Generale Antonio Chinotto”, a Vicenza. All’Italia, in quanto Stato ospitante, è dedicato un capitolo di spesa specifico: il trattato di Velsen all’articolo 10 stabilisce infatti che “lo Stato ospitante si impegna a fornire a titolo gratuito al QG permanente le infrastrutture necessarie ad EUROGENDFOR per svolgere i suoi compiti […ed] adotterà tutte le misure opportune necessarie a garantire la disponibilità dei servizi richiesti, in particolare l’elettricità, l’acqua, il gas naturale, i servizi postali, telefonici e telegrafici, la raccolta dei rifiuti e la protezione antincendio al QG permanente”. All’Italia spettano insomma i costi di gestione delle strutture.

Al contrario di quanto affermano certi voci del web, in queste spese non rientrano le voci relative al pagamento del personale (stipendiato dalle rispettive madrepatrie), né i costi di investimento ed i costi operativi relativi al QG, che, insieme ai costi collegati alle attività di EUROGENDFOR (missioni, esercitazioni), rientrano invece nel capitolo di spesa “spese comuni” (artt.34-35), finanziato da tutti gli Stati partecipanti all’EGF.

In foto, parata dei Carabinieri in occasione della Festa della Repubblica. (© Wikimedia Commons – Jollyroger)

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L' Autore - Enrico Iacovizzi

Responsabile Difesa europea e NATO - Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso la Facoltà Roberto Ruffilli di Forlì con una tesi sull’evoluzione delle relazioni esterne dell’UE e sul suo ruolo come potenza civile globale, vivo e lavoro a Bruxelles. Appassionato di politica internazionale ed in particolare dell'evoluzione politica ed istituzionale della difesa comune europea.

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