Con un comunicato rilasciato nei giorni scorsi, la Francia ha annunciato il termine dell’operazione Serval e la sostituzione della stessa con una missione di più ampio raggio denominata Barkhan. La nuova missione, che avrà base nella capitale del Chad, N’Djamena, continuerà ad avere come focus la battaglia contro i terroristi che si sono insediati e hanno prosperato nel Sahel, soprattutto a seguito della guerra in Libia del 2011.
Il Presidente francese François Hollande ha così commentato la fine dell’operazione Serval: “Questa operazione, lanciata nel gennaio 2013 per fermare i militanti qaedisti e ribelli tuareg insediatisi nella capitale maliana Bamako, è stata perfettamente compiuta”. Il Ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian ha inoltre aggiunto che “l’attenzione francese adesso è rivolta al confine meridionale della vasta regione del Sahel, dove la violenza islamista si sta configurando sempre di più come una minaccia alla stabilità”. Il Ministro ha poi rincarato sostenendo che “l’operazione Barkhan assicurerà che non si venga a manifestare l’emergere di una minaccia estremista nella zona e che l’obiettivo è quello di evitare che il Sahel diventi terra di raggruppamento per cellule legate ad Al-Qaeda, provenienti dalla Libia all’Oceano Atlantico”.
L’operazione Barkhan vedrà impegnate al fianco delle forze francesi anche altre provenienti dalla Mauritania, dal Mali, dal Burkina Faso, dal Niger e dal Chad che, come detto, ospiterà il Quartiere Generale dell’Esagono. La missione partirà nei prossimi giorni e impiegherà tremila soldati francesi, mille dei quali resteranno in Mali a monitorare i risultati raggiunti da Serval, ma saranno allo stesso tempo impegnati ad evitare che il Mali possa sprofondare nuovamente nel caos.
“La situazione nel Sahel è particolarmente allarmante e serve un maggior sforzo della comunità internazionale nella regione”: con queste parole lo scorso dicembre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite parlava delle precarie condizioni di sicurezza nella regione, così come confermato anche dall’Inviato Speciale ONU per il Sahel, Romano Prodi. Infine, sempre attraverso fonti ONU, veniva lanciato un allarme sicurezza, dato che tra il 2014 e il 2016 almeno otto Paesi dell’area saranno impegnati dalle elezioni politiche.
Costata 70 milioni di euro, Serval viene ora sostituita da Barkhan che non è, ad ogni modo, la sola missione europea nell’area. Infatti, l’Unione Europea è impegnata da anni nella regione e ha già avviato diverse missioni che rientrano nella Strategia Europea per il Sahel. A questo titolo si possono annoverare le missioni EUCAP SAHEL Niger ed EUTM-Mali. La prima –in scadenza –è volta a fornire consulenza e assistenza alle forze di sicurezza del Niger, sostenere il coordinamento regionale ed internazionale nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, rafforzare lo Stato di diritto attraverso lo sviluppo di capacità investigative in ambito penale. Inoltre, in tale contesto, è chiamata a sviluppare e attuare adeguati programmi di formazione, sostenere lo sviluppo e la sostenibilità delle forze di sicurezza nigerine e, infine, contribuire all’individuazione, pianificazione ed attuazione di progetti nel settore della sicurezza.
EUTM-Mali, invece, è stata lanciata nel febbraio del 2013 al fine di fornire formazione e consulenza militare alle forze armate maliane (FAM), contribuire al ripristino delle capacità militari delle FAM per consentire loro di condurre operazioni militari volte a ripristinare l’integrità territoriale del Paese e ridurre la minaccia rappresentata dai gruppi terroristici. Infine, rafforzare le condizioni per il corretto controllo politico delle FAM e coordinarsi con gli altri attori internazionali coinvolti nel sostegno alle autorità maliane.
Serval, Barkhan, EUCAP SAHEL Niger e EUTM-Mali seguono tutte i principi espressi dall’UE il 23 marzo 2012, giorno in è stata adottata la Strategia per la Sicurezza e lo Sviluppo nel Sahel. Tale strategia attesta il fatto che l’UE considera inseparabili i concetti di sviluppo e di sicurezza. A tal fine vengono proposte quattro linee di azione generali, ovvero lo sviluppo del buon governo e la risoluzione dei conflitti interni, l’avvio di una cooperazione politica e diplomatica regionale, il rafforzamento della sicurezza e dello Stato di diritto e la lotta all’estremismo violento e alla radicalizzazione.
In foto un soldato francese impegnato nell’operazione Serval (Foto: Wikimedia Commons)