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Juncker: il britannico King per la Security Union

Agli inizi di agosto è circolata in rete la lettera che Jean-Claude Juncker ha inviato a Sir Julian King chiedendogli di sostituire il Commissario britannico dimissionario Jonathan Hill. Suddiviso le responsabilità del portafoglio “Stabilità Finanziaria, Servizi Finanziari e Unione dei Mercati dei Capitali” fino ad allora di Hill tra altri commissari, il presidente Juncker ha svelato che al nuovo diplomatico britannico spetterà un nuovo portafoglio denominato “Unione per la Sicurezza”.

Chi è Sir Julian King e cosa comporta il nuovo portafoglio

Proposto da Cameron agli inizi di luglio scorso, Sir Julian King ha ricoperto diversi incarichi in oltre 30 anni di carriera presso il Foreign Office, lavorando principalmente su sicurezza e difesa europea e NATO, affiancando per un breve periodo Catherine Ashton, fino a ricoprire dal febbraio 2016 l’incarico di ambasciatore britannico a Parigi.

Il nuovo portafoglio si fonda su tre priorità: combattere il terrorismo e prevenire la radicalizzazione, lotta al crimine organizzato e, infine, combattere contro il crimine informatico. Al nuovo commissario spetterà anche il compito di porre in atto l’Agenda europea sulla sicurezza per combattere il terrorismo, adottata lo scorso aprile dalla Commissione. Nella nuova suddivisione in “project team” del Collegio dei Commissari, la Security Union rientrerà nel team sulla Qualità della legislazione, dello Stato di diritto e della Carta dei diritti fondamentali, guidato dal primo vicepresidente Frans Timmermans. Perché la nomina di King diventi ufficiale, servirà però un accordo tra Juncker e il Consiglio, dopo una consultazione del Parlamento europeo.

Nuovo corso per giustizia e affari interni?

Si tratta in effetti di una posizione piuttosto delicata, che opererà in un settore politico fortemente intergovernativo e in cui, all’insegna del principio di sussidiarietà di cui l’esecutivo Juncker si è fatto portabandiera, dovrà trovare il giusto equilibrio non solo tra i paesi membri, ma anche tra questi e Bruxelles.

Eppure, proprio per questo, la Brexit potrebbe aver ha dato il “la” ad un gesto politico importante da parte della Commissione: la creazione di un nuovo portafoglio che riunisce importanti fette del pilastro Giustizia e Affari Interni può essere letta infatti come una risposta dell’UE alla nuova ondata di terrorismo in Europa e agli interrogativi sull’efficacia della sicurezza interna europea. In quest’ottica, la Security Union è il messaggio con cui la Commissione intende richiamare i Paesi europei a un maggiore impegno su tali tematiche e rilanciare la loro cooperazione in un settore che, nonostante i progressi, soffre tutt’oggi di una forte frammentazione nazionale.

In tal senso potrebbe anche essere indicativo anche il fatto che nella lettera di Juncker vengano nominati diversi commissari, ma non venga fatta alcuna menzione dell’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza. Un’assenza che stupisce, ma che sottolinea la volontà della Commissione di definire ulteriormente il pilastro della sicurezza interna e spingere i Paesi europei ad affrontare anche quelle che sono le cause endogene del terrorismo in Europa.

Scelta controversa?

Ma allora perché assegnare la Security Union a un Paese che sta per abbandonare l’Unione e che negli anni ha adottato una serie di opt-out significativi nel settore Giustizia e Affari Interni? Potrebbe sembrare un controsenso, ma almeno due elementi la fanno sembrare una scelta sensata: innanzitutto si tratta di politiche intergovernative, motivo per cui il potere della Commissione resta piuttosto limitato, di guida; in secondo luogo – e proprio per questo primo motivo – l’importanza del Commissario per la Security Union dipenderà anche da ciò che King, qualora venisse confermato, deciderà di farne.

La proposta di Juncker sembra però non lasciargli molta libertà d’azione: da un lato Londra, che gode di una solida tradizione nei servizi d’intelligence, è ben conscia dell’importanza che la cooperazione tra i servizi d’intelligence europei avrà anche dopo la Brexit; dall’altro, con il tema della sicurezza sempre più al centro dell’attenzione dei media e dell’opinione pubblica europea, il nuovo Commissario britannico sarà tenuto sotto stretta osservazione affinché produca risultati concreti, peraltro relativi a una strategia già decisa e sul cui sviluppo non ha avuto alcuna parola in merito.

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L' Autore - Enrico Iacovizzi

Responsabile Difesa europea e NATO - Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso la Facoltà Roberto Ruffilli di Forlì con una tesi sull’evoluzione delle relazioni esterne dell’UE e sul suo ruolo come potenza civile globale, vivo e lavoro a Bruxelles. Appassionato di politica internazionale ed in particolare dell'evoluzione politica ed istituzionale della difesa comune europea.

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