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Auto elettriche, la strategia di Bruxelles

Di recente hanno fatto notizia le dichiarazioni di Mary Nichols, presidente del California Air Resources Board, di voler rimuovere dal mercato le tradizionali automobili a combustione entro il 2030, per farle così scomparire dalle strade entro il 2050.

La normativa californiana

Si tratta di un desiderio che presto potrebbe diventare realtà vista la particolare attenzione per l’ambiente che sembra dimostrare l’amministrazione Obama, soprattutto in uno Stato come la California che più di altri ha sofferto i cambiamenti climatici, rischiando addirittura la desertificazione.

Per il momento la legge californiana prevede un obbligo di vendere almeno 2,7 auto a zero emissioni ogni 100 nuove auto, ma presto tale numero potrebbe aumentare con buona pace dei costruttori, che non sono certo soddisfatti. Marchionne ha riferito durante una conferenza a Washington che, per rispettare tale obbligo, è costretto a vendere sottocosto Fiat 500 elettriche, perdendoci 14.000 dollari l’una.

In ogni caso lo sviluppo del settore delle auto a zero emissioni sta aprendo scenari inediti. Molte case automobilistiche o società tecnologiche stanno investendo ingenti risorse, cercando di scoprire la formula vincente per assicurarsi una posizione di vantaggio nel mercato futuro, soprattutto se, come sembra, altri dovessero seguire il modello californiano.

La strategia europea

In quest’ottica l’UE già il 28 aprile 2010 aveva provveduto a emanare un piano per i cosiddetti “veicoli verdi” nell’ambito della più ampia strategia Europa 2020. Il piano analizza il problema sotto vari aspetti e cerca di trovare le migliori soluzioni per evitare che l’Europa rimanga tecnologicamente indietro in un settore importante come quello automobilistico.

In primo luogo il piano prevede di implementare la ricerca sulle pile ad idrogeno, in modo tale da ridurne i costi ed aumentarne la durata, rendendo così le auto competitive sotto ogni aspetto. Per spingere i privati a compiere gli investimenti necessari la strategia europea prevede un meccanismo di incentivi, in modo tale da vincere la diffidenza dei consumatori verso il nuovo tipo di auto. Infine l’Unione europea si impegna a tutelare le imprese garantendo condizioni di concorrenza uguali su ogni mercato, visto che la scarsità di materie prime potrebbe comportare distorsioni o meccanismi anti-concorrenziali.

Per riqualificare i lavoratori del settore e prepararli ad affrontare la nuova sfida, si prevede inoltre di utilizzare i finanziamenti del Fondo sociale europeo. Rispetto ad altre aree del mondo, in Europa si riscontra infatti un’evidente necessità di colmare la carenza  di know-how.

Dal 2010 sono stati fatti notevoli passi avanti e anche sul nostro mercato sono cominciate ad apparire le prime auto elettriche. D’altronde l’Europa sta investendo somme importanti e la risposta delle case automobilistiche non si è fatta attendere. Per fare un esempio, l’ultimo invito a presentare proposte di ricerca sul tema si chiama “Green Vehicles 2014-2015”, scadrà il 15 ottobre 2015 e prevede un finanziamento complessivo di trenta milioni di euro.

La strada è ancora lunga

La strada da fare rimane molta, la ricerca è lunga e costosa. Non tutti ci credono, anche perché quando si toccano risorse primarie come il petrolio si smuovono equilibri geopolitici molto delicati.

Bisogna tuttavia riconoscere che quello che sembrava un settore di nicchia del futuro sta diventando ormai l’ultima frontiera della lotta al cambiamento climatico. La sfida è stata lanciata e i concorrenti sono in pista. Oltre all’ambiente si sta giocando un’importante partita anche per il futuro dell’industria europea e la sua capacità di competere tecnologicamente a livello mondiale.

Chissà se davvero diventeremo nostalgici del tradizionale rombo del motore.

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L' Autore - Dario Battistella

Studio Giurisprudenza a Trieste. Per due volte all'estero a Strasburgo e ad Amsterdam. Ho avuto un'esperienza come stagista presso il Parlamento Europeo. Curioso cittadino del mondo mi interesso di storia, politica, economia e naturalmente di ambiente. Indago il mondo per piacere, anche se ogni volta “ritorno confuso d’una ignoranza sempre più spaventosa”. Scrivere mi aiuta a pensare, sono felice di farlo per Europae.

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