Il 6 novembre 2016, ENI ha concluso quattro importanti accordi con le compagnie petrolifere del Bahrein, Bahrein Petroleum Company (BAPCO) e Tatweer Petroleum. Gli accordi, firmati dal Ministro del Petrolio, Sua Eccellenza Mohammed Bin Khalifa Al-Khalifa, e dall’amministratore delegato ENI, Claudio Descalzi, incaricano la compagnia petrolifera italiana di condurre ricerche sul potenziale sfruttamento di giacimenti di petrolio e gas nel Paese arabo, sia offshore che onshore. In seguito allo studio, auspicato dal governo locale, verranno discusse possibili future iniziative.
Bahrein
Il regno del Bahrein, un arcipelago situato nella parte occidentale del Golfo Persico, è una monarchia costituzionale guidata dalla famiglia Al Khalifa. Il Paese, poco più di un milione di abitanti, è indipendente dal 1971 e ha come capitale Manama. Mentre la maggioranza della popolazione è sciita, la casa regnante è sunnita. Questo ha creato forti tensioni interne e il Paese è stato al centro delle critiche internazionali per il suo scarso rispetto dei diritti umani tra gli anni ’70 e gli anni ’90. Dopo una pausa in cui la situazione sembrava essersi stabilizzata, la reintroduzione della tortura del 2007 e la dura repressione delle rivolte legate alla primavera araba nel 2011 hanno riportato il Bahrein nel mirino delle associazioni per la difesa dei diritti umani.
Il Bahrein ha basato la sua fortuna sul commercio di perle prima, e di petrolio poi. È stato uno dei primi Paesi del Golfo a scoprire il petrolio e ad aprire una raffineria: nel 1931, la Bahrein Petroleum Company (BAPCO), allora una controllata della Standard Oil Company of California (SOCAL) e oggi di proprietà statale, scoprì il giacimento di Jabal al-Dukhan. Il Paese ha beneficiato in particolare del boom degli anni ’70. Il recente calo dei prezzi dell’oro nero, tuttavia, ha portato ad un deficit del budget pari a circa 4 miliardi di dollari nel solo 2015, e le opzioni per coprire le perdite sono poche.
Economia
Il Paese, infatti, ha cercato di diversificare la sua economia, proponendosi già negli anni ’80 come centro finanziario del Medio Oriente al posto di Beirut, allora stravolta dalla guerra civile libanese. Inizialmente nella lista nera dei paradisi fiscali, ha poi saputo ripulire la propria immagine e affermarsi in maniera più credibile. Ha poi puntato sulla produzione di alluminio, sul turismo e sull’industria edile.
Il petrolio, però, rimane la fonte principale di introiti per il Bahrein, e costituisce oltre l’80% delle entrate e la quasi totalità delle esportazioni in un Paese che, per le proprie caratteristiche geografiche e climatiche, deve importare buona parte del cibo che consuma: meno del 3% del territorio è infatti adatto allo sfruttamento agricolo.
ENI
ENI ha attirato l’attenzione del governo di Manama dopo la scoperta, nell’agosto 2015, del giacimento di gas naturale di Zohr, in Egitto, considerato il più grande nel Mediterraneo. La scoperta è ancora più notevole se si considera che altri studi nella zona si erano rivelati un fallimento. L’accordo con il Bahrein ha fatto registrare un rialzo dei titoli ENI, la sesta multinazionale del petrolio più grande al mondo, e prima azienda italiana per fatturato, che, come tutte le altre imprese operanti nel settore, ha affrontato un periodo difficile per via dei bassi prezzi del petrolio.
ENI, creata come ente pubblico nel 1953 sotto la guida del presidente Enrico Mattei, è diventata una società per azioni quotata in borsa nel 1992. Lo Stato italiano, tuttavia, rimane un azionista fondamentale e detiene la cosiddetta golden share, ovvero una serie di poteri speciali nell’amministrazione dell’azienda. La società, simboleggiata dal cane a sei zampe, opera in quasi settanta Paesi in cinque continenti, e impiega oltre trentamila dipendenti. I suoi interessi spaziano dal petrolio al gas naturale, dalla energia elettrica alla petrolchimica e al settore delle costruzioni.
Di questi giorni è la notizia che il Consiglio di Amministrazione ENI ha autorizzato il primo investimento nell’ambito del progetto Coral South, per la produzione di gas naturale al largo del Mozambico. Il recente accordo con il Bahrein potrebbe poi essere un buon inizio per ulteriori investimenti nella ricca regione del Golfo.