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Efficienza energetica, Grecia e Germania (insieme) sotto accusa

L’estenuante negoziato che dovrà decidere delle sorti dell’economia greca le vede agli estremi opposti, ma nelle ultime settimane Grecia e Germania hanno trovato un terreno comune come autori d’infrazione della normativa europea.

Si è nel campo dell’efficienza energetica, per cui la Direttiva emanata nel 2012 fissa un criterio di risparmio del 20% dei consumi di energia in ambito UE. Con l’ultimo pacchetto infrazioni, la Commissione ha deferito la Grecia alla Corte di Giustizia per il mancato recepimento della direttiva, obbligatorio entro il 5 giugno 2014 . Non se la passa meglio la Germania, che avrà soli due mesi a disposizione per completare il totale adeguamento della legislazione nazionale.

Il club degli… inefficienti

A dire il vero, Atene e Berlino sono in ottima compagnia: il report sui progressi di implementazione della direttiva, rilasciato nel luglio 2014 dalla Commissione, segnalava come poco prima della data di scadenza ben 26 Paesi fossero ancora in ritardo nella trasposizione. Ad eccezione di un club di virtuosi (Italia – allora alla presidenza del semestre – Malta, Svezia, Cipro e Danimarca) che ha regolato la propria posizione entro i termini di legge, il resto dell’UE sembra aver ignorato gli obiettivi di efficienza energetica discussi poi ai Consigli Europei in ottobre e, soprattutto, marzo quando cioè venne lanciata l’unione energetica.

Otto Paesi, da ultimo appunto la Germania, hanno già ricevuto un parere/ultimatum della Commissione per un piena trasposizione della direttiva. Solo con due si è passati alle “maniere forti”, cioè al deferimento alla Corte con ipotesi di una sanzione giornaliera qualora il Paese non si adeguasse e venisse condannato: la prima fu l’Ungheria, per la quale a marzo la Commissione propose una multa di 15.444 euro al giorno, la seconda è ora la Grecia che, come se non bastasse il calvario finanziario, rischia un’ammenda di 29.145,60 euro per ogni giorno successivo l’eventuale condanna.

Ironie della sorte

Un mediocre umorista potrebbe trovare quantomeno ironiche tanto la possibilità che la Germania possa venire condannata per una qualche forma di inefficienza, quanto il fatto che ad Atene non vengano risparmiati nemmeno quei 0,60 € di una multa che, peraltro, ha una probabilità di essere riscossa pressoché prossima allo zero per le ben note vicende.

Bandendo ogni ulteriore freddura, è chiaro anche dalle parole del Commissario per l’unione energetica Maroš Šefčovič che la Commissione teme di veder svuotato di credibilità il progetto dell’unione per l’energia: “è necessario che tutti implementino (almeno) ciò su cui ci si è già accordati – ha dichiarato Šefčovič –  per cui verranno aperte altre procedure d’infrazione”.

Il caso greco può essere in realtà straordinario: difficile aspettarsi l’applicazione di misure di dettaglio da un Paese impegnato nell’assicurarsi la sopravvivenza e la permanenza stessa nell’Unione Europea. Ma è sintomatico invece come anche la Germania, terra dell’energiewende, della svolta rinnovabile e dell’addio al nucleare, sia rimasta indietro nell’applicazione di uno dei cinque pilastri dell’unione energetica.

Obiettivi a rischio?

Il già citato rapporto del 2014 metteva in evidenza come, secondo i progressi realizzati dai 28, il risparmio energetico fosse ormai prossimo al 20% (tra il 18% e il 19%), ma per la grande parte dovuto ad una contrazione dei consumi dovuta alla crisi economica. Nella stessa comunicazione, la Commissione provò ad alzare la posta chiedendo un risparmio del 30% entro il 2030, livello poi fissato al 27% dal Consiglio Europeo dell’ottobre successivo.

“Il 75% degli edifici europei non rispetta gli standard”: lo disse in marzo il Commissario all’energia Miguel Cañete a margine di un incontro dei 28 Ministri per l’Energia. E non potrebbe essere altrimenti, dal momento che i Ventotto sono piuttosto lontani dagli obiettivi di riqualificazione energetica fissati dalla direttiva, in particolare per il patrimonio immobiliare pubblico che andrebbe ogni anno riqualificato per il 3%. Il Building Performance Institute Europe denuncia che la compliance degli Stati membri in tema di efficienza edilizia sia ferma al 58%, mentre l’ONU segnala che viene realizzata solo metà degli investimenti necessari, stimati tra i 60 e i 100 miliardi.

Se c’è una situazione in cui la Commissione sa di dover giocare a pieno nel ruolo di “guardiano dei Trattati”, questa è arrivata: con i provvedimenti contro Gazprom e Bulgargaz sul fronte concorrenza, al Berlaymont hanno già mostrato di non temere il confronto diretto e sembrano pronti a difendere l’unione energetica a colpi di ammende e procedure d’infrazione.

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L' Autore - Antonio Scarazzini

Direttore - Analista nella società di Public Affairs Cattaneo Zanetto & Co., ho frequentato un Master in European Political and Administrative Studies al Collège d'Europe di Bruges dopo la laurea a Torino in Studi Europei Dopo uno stage presso Camera di Commercio di Torino e una collaborazione di ricerca con la Fondazione Rosselli, ho collaborato dal 2014 con la Compagnia di San Paolo per lo sviluppo del programma International Affairs. Dirigo con orgoglio la redazione di Europae sin dalla sua nascita.

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