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Emergenza migranti, Renzi critica Bruxelles

Il 17 e il 18 dicembre scorsi si è svolto a Bruxelles l’ultimo summit del Consiglio europeo del 2015.  In particolare, i Ventotto si sono riuniti per fare il punto sull’emergenza migranti.

Non si è arrivati a nulla di realmente incisivo. Anzi, gli Stati membri hanno dovuto constatare che l’attuazione delle misure già adottate, in particolare per quello che riguarda il piano di ricollocamento dei migranti, sta procedendo a rilento.

L’accordo con la Turchia

A novembre l’Unione Europea ha siglato con la Turchia un patto molto controverso con cui prometteva a Erdogan lo stanziamento di circa tre miliardi di euro per sostenere l’impegno di Ankara nel contenimento dei migranti entro i suoi confini.

Era però rimasta in sospeso la spinosa questione relativa alle modalità di stanziamento dei fondi decisi a favore della Turchia: i ministri europei quindi pochi giorni fa hanno preso atto della necessità di decidere velocemente su come dividere tale importante onere economico. Nessuna decisione per ora, ma solo un monito che tuttavia non è suonato ancora abbastanza convincente.

Una guardia costiera europea

Altro impegno preso è quello riguardante la creazione di una guardia costiera europea, l’Agenzia militare proposta dalla Commissione. Nel primo semestre del 2016 i ministri europei dovrebbero arrivare a formulare le loro posizioni in merito.

Sono molte le perplessità e l’effettiva costituzione di questo corpo di supporto nella protezione delle frontiere esterne non è ancora certa poiché alcuni Stati temono le ripercussioni sulla sovranità nazionale che potrebbero derivare da una simile decisione: non tutti concordano infatti nell’opportunità di riconoscere alla guardia costiera unica, che rappresenterebbe il primo corpo militare comune europeo, il potere di intervenire all’interno del territorio di uno Stato membro anche contro la sua volontà.

Il piano di ricollocamento dei migranti

Il piano di ricollocamento in base a quote volontarie stabilito dalla Commissione ormai qualche mese fa procede lentamente e soprattutto, secondo l’Italia, è troppo restrittivo dal momento che riguarda solo i migranti siriani ed eritrei mentre lascia fuori, ad esempio, i profughi afgani. I Paesi membri – in particolare l’Italia che riceve ad oggi pochi cittadini siriani o eritrei – hanno quindi chiesto al Consiglio di rivedere la posizione dell’Afghanistan.

È stato anche rinnovato l’impegno della Commissione europea a proporre in termini rapidi una revisione del sistema di Dublino, ma tuttavia il Consiglio ha voluto sottolineare, in riferimento alle barriere che in diversi Stati sono state erette verso altri paesi europei, che nel frattempo le disposizioni del regolamento devono essere osservate.

Il tasto dolente degli “hotspot”

Infine, è stato toccato anche il punto dolente riguardante la gestione degli hotspot, i centri di registrazione e identificazione dei migranti. L’Italia a metà dicembre ha ricevuto una lettera di costituzione in mora da parte della Commissione europea, primo step previsto per l’attivazione della procedura di infrazione a carico del nostro Paese, accusato dall’Europa di non aver ancora dato una cornice legale per l’attività degli hotspot e di non aver quindi attuato il regolamento sui centri per la raccolta delle impronte digitali dei migranti: solo uno (quello di Lampedusa) dei sei centri previsti è operativo.

Matteo Renzi ha definito “surreali” le critiche all’Italia sul tema delle impronte digitali dei migranti, sostenendo che “i riconoscimenti, anche quelli fotometrici, vanno fatti. E noi lo facciamo da mesi; siamo ormai oltre il 90% dei nostri impegni. Si tratta di una polemica che non ha senso di esistere”.

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L' Autore - Elisabetta Sartor

Studentessa all’ultimo anno di giurisprudenza all’Università di Udine. Vorrei raccontare l’impegno europeo per una maggiore tutela dei diritti, soprattutto degli ultimi. Scrivere mi dona felicità, è un modo per conoscere se stessi e la realtà multiforme e imprevedibile che ci circonda.

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