Celebre per la sua trascorsa attività sindacale, l’On. Sergio Cofferati si sta ora impegnando per la riforma dei mercati finanziari. Eletto al Parlamento Europeo nel 2009, con circa duecentomila preferenze, è stato nominato membro della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori. Con la Redazione di Europae ha parlato della sua funzione di Rapporteur per la proposta di modifica della “Shareholder Rights’ Directive”. Dopo gli scandali finanziari degli ultimi anni, una riforma era richiesta a gran voce dall’opinione pubblica. L’On. Cofferati ha spiegato quali potrebbero essere le risposte del Parlamento Europeo.
1. Onorevole, le modifiche alla Shareholder Rights Directive proposte dalla Commissione si concentrano soprattutto sul tema della “buona” corporate governance. Cosa significa per Lei? Quali priorità non negoziabili ha individuato nella sua funzione di relatore?
Credo che una buona governance d’impresa debba garantire un livello di trasparenza elevato per quanto riguarda le scelte e le strategie, sviluppare un coinvolgimento efficace degli stakeholder, a partire dai lavoratori, e favorire scelte orientate alla sostenibilità ed alla competitività di lungo termine, inserite in una approccio coerente ed ambizioso di responsabilità sociale di impresa.
In questo quadro tutti gli stakeholder (lavoratori, investitori, consumatori…) dovrebbero essere coinvolti e impegnati per favorire il successo e la sostenibilità dell’impresa nel lungo termine.
2. Spesso, il disinteresse degli azionisti nella gestione dell’impresa è stato colmato da investitori istituzionali e consulenti in materia di voto. Quale dovrebbe essere la loro funzione nel mercato finanziario? Come verrebbero regolati dalla proposta di modifica della direttiva?
Investitori istituzionali, asset manager e consulenti in materia di voto sono attori importanti per quanto riguarda il ruolo degli azionisti verso le imprese. È necessario in questo senso favorire un migliore impegno degli investitori istituzionali e degli asset manager nelle imprese in cui investono, con maggiore attenzione alle prospettive di lungo termine e agli impatti sociali ed ambientali.
La proposta di Direttiva sui diritti degli azionisti in discussione a livello europeo dovrebbe creare maggiore trasparenza per quanto riguarda questi aspetti e consentire pertanto di accrescere l’impegno da parte degli azionisti e la loro consapevolezza rispetto agli importanti temi sopra menzionati. Le misure in discussione prevedono inoltre la creazione di un quadro di maggiore trasparenza per quanto riguarda l’attività dei consulenti in materia di voto.
3. Nel tentativo di incoraggiare un impegno di lungo termine da parte degli azionisti, nella direttiva era stata introdotta la controversa proposta del “voto doppio”, già presente in alcuni Stati, come Francia e Italia. Perché la reputa importante? Ritiene che sia possibile introdurla a livello europeo?
Durante la discussione in Parlamento sono state presentate diverse proposte per favorire in maniera più incisiva l’impegno degli azionisti nelle imprese in cui investono. Personalmente avevo proposto che gli Stati Membri mettessero in campo uno strumento flessibile per sostenere l’azionariato di lungo termine, che includesse vantaggi fiscali, maggiorazione dei diritti di voto, loyalty shares o dividendi maggiorati. La proposta è stata bocciata dal Parlamento in seduta plenaria, tuttavia ritengo si debba tornare su questo tema nel prossimo futuro.
È infatti necessario ed urgente trarre i dovuti insegnamenti dalla crisi finanziaria ed economica degli ultimi anni e sostenere gli investitori che non si dedicano ad attività speculative, ma che si impegnano a sostenere le imprese cui sono legati, favorendo competitività e sostenibilità di lungo periodo.
4. A livello globale si osserva una sempre maggiore insofferenza per la mancanza di responsabilità sociale e ambientale delle imprese. Crede che incoraggiando la prospettiva di lungo termine negli investimenti si potrebbero ottenere dei risultati? Si può veramente cambiare la cultura del breve termine semplicemente con una legge?
La necessità di comportamenti più responsabili dal punto di vista sociale e ambientale da parte delle imprese è sempre più evidente. Il Parlamento Europeo ha approvato negli ultimi anni diverse risoluzioni che richiedevano passi avanti a livello europeo e nazionale per garantire un approccio più ambizioso a questi temi.
Il primo passo da compiere è quello di garantire una maggiore trasparenza sulle scelte e sui comportamenti di imprese ed investitori. Un risultato in questo senso è stato ottenuto con l’approvazione della Direttiva sulla rendicontazione non finanziaria, che sarà implementata nei prossimi anni. Tale Direttiva richiede maggiore trasparenza alle grandi imprese quotate europee sui loro impatti sociali ed ambientali, nonché sulla loro politica per mitigare i rischi connessi alle loro attività.
È assolutamente necessario aumentare l’attenzione e l’impegno dei vari soggetti economici (imprese, investitori, consumatori…) per garantire scelte sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale. Alcuni importanti passi avanti sono stati fatti in questo senso, ma ancora molta strada resta da percorrere.
5. Dopo la proposta della Commissione qual è stata la reazione del mondo finanziario? C’è stata una forte pressione da parte delle lobby?
L’azione di lobby è stata molto forte, soprattutto per quanto riguarda il tema della trasparenza fiscale. Nonostante le resistenze derivanti da tale intensa attività di lobby, siamo tuttavia riusciti, grazie all’impegno dei gruppi politici progressisti, a inserire nella Direttiva un’importante misura di trasparenza e di contrasto a evasione ed elusione fiscale: l’obbligo per le grandi imprese di rendere pubblici alcuni dati sulle loro attività e sulle tasse che pagano in ciascuno stato (anche extra UE) nel quale operano.
Tali dati sarebbero quindi disponibili alle autorità fiscali e al pubblico, rendendo possibili azioni incisive in caso d’irregolarità, di abusi o di strategie fiscali aggressive ed irresponsabili. Questa misura, specie dopo il caso LuxLeaks, rappresenta uno strumento necessario per smascherare e quindi ostacolare le diffuse pratiche di evasione ed elusione fiscale da parte delle imprese multinazionali.