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Il nuovo attentato di Parigi scuote la campagna elettorale in Francia

Dalla nostra corrispondente a Parigi – Giovedì 20 aprile la TV pubblica francese, sul canale France 2, sta trasmettendo l’ultima intervista elettorale quando la notizia della sparatoria contro un blindato della polizia arriva in studio. La natura dello scontro, avvenuto alle 21, rimane incerta, ma si sa che un poliziotto è rimasto ucciso e due feriti gravemente. L’aggressore principale, armato di kalashnikov e giunto a bordo di un’auto, è stato freddato.

Nel succedersi di dichiarazioni e smentite, un tratto degli Champs-Elysées e l’area limitrofa viene evacuata e isolata, mentre gli elicotteri si alzano in volo alla ricerca di un secondo uomo che avrebbe partecipato all’aggressione. Nel corso della nottata la presenza di questa seconda figura verrà però posta in dubbio. La dichiarazione del Presidente Hollande arriva alle 23.15 e conferma il timore dei più: la matrice dell’attacco è terroristica e l’Isis lo ha rivendicato. Il Consiglio delle difesa è convocato per le 8 di mattina del venerdì, da un François Hollande visibilmente segnato che comunica anche la ri-applicazione delle misure emergenziali anti-terroristiche.

Emerge presto come l’attentatore principale fosse già noto ai servizi segreti nell’ambito del novero di individui a “rischio radicalizzazione” e che, come in molti altri casi, l’obiettivo dell’attentato fosse stato scelto e comunicato preventivamente via Telegram ad alcuni complici. L’agguato alle forze dell’ordine non è una forma di violenza ignota a Parigi, ma risulta senza dubbio più shoccante per osservatori locali ed esteri perché perpetrato in uno dei luoghi più simbolici della città. A gravare maggiormente non è però il valore simbolico dell’attacco, ma quello politico.

Le elezioni in Francia

A 72 ore dal primo turno delle elezioni presidenziali, infatti, un simile evento costituisce un autentico endorsement per due candidati in particolare. Il più recente sondaggio condotto dal CEVIPOF (Centro di Ricerche Politiche di Sciences Po) per Le Monde, con un campione di 11.601 intervistati, vede per protagonisti della votazione del 23 aprile Emmanuel Macron (23%, -2), Marine Le Pen (22,5%, -2,5), François Fillon (19,5%, +2) e Jean-Luc Mélenchon (19%, +4). A notevole distanza correrebbero invece Benoît Hamon (8%), Nicolas Dupont-Aignan (4%) e Philippe Poutou (1,5%). Le percentuali, a seguito dell’attentato, potrebbero però spostare l’asticella in favore di Fillon e Le Pen.

Nel corso della trasmissione 15 minutes à convaicre (i candidati hanno 15 minuti a testa per rispondere alle domande di due giornalisti, portando con loro un oggetto simbolo e una carte blanche, ossia un argomento a scelta), l’estrazione vuole che Melenchon apra le danze e lo faccia concentrandosi sui temi ambientali e dei diritti dei lavoratori. L’oggetto scelto è una sveglia cha ricorda come «il est temps» di grandi cambiamenti, tra i quali spicca la sua carte blanche, l’inossidabile cavallo di battaglia della VI République, per abolire a mezzo di referendum la monarchie presidentielle.

Marine Le Pen porta come oggetto una chiave, donatale da un imprenditore del dipartimento della Moselle come simbolo della restituzione ai francesi della chiave della casa-Francia. Come carte blanche introduce il tema del terrorismo (la notizia dell’attacco non è ancora arrivata in studio) perché «totalement absent de la campagne». Anche durante la conclusione, Le Pen ribatte sulla ‘radice di tutti i mali’, ossia il fondamentalismo islamista, contro cui, a detta della candidata, finora nulla è stato fatto.

Dopo la notizia dell’attacco è il turno di Emmanuel Macron, che spiega di aver lasciato nei camerini il proprio oggetto, volendo dedicare i minuti relativi a un messaggio di solidarietà alle famiglie dei poliziotti coinvolti. Il tema religioso rimane estraneo al lucido discorso di Macron, che con pragmaticità ammette che il terrorismo rimarrà compagno di vita quotidiana dei francesi (e degli europei) ancora per anni, ma non fa emergere nessun richiamo a una retorica di ‘protezione’ o di contrasto religioso. Ampio spazio dell’intervista è invece dedicato a una proposta di riforma del sistema scolastico, che conferisca già autonomia ai singoli istituti ed elimini ‘l’ipocrisia dell’egualitarismo’ attraverso il sostegno agli allievi più in difficoltà.

Fillon chiude il ciclo di interviste nella maniera più prevedibile, evocando la consueta contrapposizione tra il popolo francese e il ‘nemico’, che nel suo discorso non ha connotazione religiosa. Il ‘nemico’ mina le fondamenta del Paese, ne minaccia quindi l’unità. Secondo uno schema ormai noto, l’ottica paternalistica della protezione dei cittadini torna quindi alla ribalta.

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L' Autore - Tullia Penna

Dottoranda in Bioetica (Visiting à Sciences Po Paris; Giurisprudenza UniTo; presso la stessa: Laura Magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza e Certificato di Alta Qualificazione della Scuola di Studi Superiori Ferdinando Rossi - SSST). Ex tutor e rappresentante degli studenti della SSST. Mi occupo di principalmente di questioni relative all’inizio e gravidanza surrogata. Appassionata di tematiche trasversali, mi interesso di diritti civili ed evoluzione delle istituzioni democratiche. Nel tempo libero sviluppo le mie abilità di fotografa e viaggiatrice.

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