Il continuo mutare della politica globale sta ridisegnando i rapporti di forza tra le potenze mondiali. In questo quadro in cui nazioni come la Russia vanno assumendo un ruolo sempre più importante, può accadere che un incidente tra Mosca e la Turchia, nel caso specifico l’abbattimento di un caccia russo nel novembre 2015, possa avere conseguenze politiche indirette su Paesi terzi.
È questo il caso della Bulgaria, dove nel 2015 Lyutvi Mestan, principale esponente del DPS (Movimento per i Diritti e le Libertà), veniva estromesso dalla carica di segretario ed espulso dal partito, a causa della sua presa di posizione in favore della Turchia, per poi ricomparire dopo pochi mesi sulla scena politica nazionale fondando un nuovo movimento. Si tratta appunto del DOST che, tradotto, significa “Democratici per la Responsabilità, Solidarietà e Tolleranza”.
DOST: un nuovo movimento politico in Bulgaria
Le origini di questo nuovo movimento politico vanno ricercate nel conflitto interno avvenuto tra due correnti politiche del DPS: da una parte Ahmed Dogan con le sue idee vicine alla Russia di Putin, e dall’altra Mestan. Il DPS è uno dei principali partiti di opposizione della Bulgaria, ma allo stesso tempo il principale rappresentate della minoranza etnica turca ed in generale dei cittadini di fede mussulmana. Il movimento è stato fondato a cavallo degli anni ‘80 e ‘90 da Ahmed Dogan, che ne è stato anche leader fino al 2013, quando a seguito di un passaggio di consegne Lyutvi Mestan ne è divenuto segretario.
Il passato di Dogan è a tratti oscuro, ex membro del servizio segreto comunista bulgaro, è stato da molti definito come difensore degli interessi economici russi. Mestan, al contrario, ha sempre mostrato idee più vicine al governo turco. Dogan, anche se lontano dalla vita politica, ha comunque mantenuto una forte influenza sulle decisioni del partito, tanto che a fine 2015, a seguito delle dichiarazioni di Mestan in sostegno alla Turchia, è riuscito a far espellere quest’ultimo dal movimento. Una decisione controversa che aveva portato lo stesso Mestan a rifugiarsi presso l’ambasciata turca a Sofia, temendo minacce per la propria incolumità. Dopo appena due mesi dalla sua cacciata dal DPS, Mestan ha deciso di fondare un nuovo soggetto politico con il nome di DOST, che, oltre ad essere un acronimo, è anche una parola turca che significa “amico”.
Il problema della registrazione
Proprio su questa ambivalenza del nome del movimento si è fondato un primo ricorso contro la sua registrazione pubblica. La vicenda risale ormai alla scorsa estate ed è stata accompagnata da non poche polemiche. Bisogna ricordare che la costituzione bulgara vieta espressamente la formazione di partiti politici fondati su basi etniche, raziali o religiose.
Il tribunale di Sofia ha dunque in un primo momento accolto il ricorso sostenendo che “il richiedente ha consciamente desiderato che l’abbreviazione del nome del suo partito politico formasse precisamente questa parola”, aggiungendo che è proprio in base a questa abbreviazione che il partito si autopromuove, e che sebbene lo statuto non menzioni in alcun modo la presenza di queste tre componenti, l’abbreviazione del nome spingerebbe il partito a comportarsi d’accordo con la base etnica. La Corte Suprema di Cassazione Bulgara (VKS) ha poi ribaltato questa decisione sostenendo che il programma e lo statuto di DOST non danno ragioni per concludere che il partito sia stato fondato su basi religiose o etniche, precisando, inoltre, come la decisione del Tribunale di Sofia fosse stata “completamente arbitraria”.
Le prossime elezioni
Domenica 6 novembre si sono tenute in Bulgaria le nuove elezioni presidenziali per decidere il successore di Rosen Plevneliev, l’attuale Presidente della Repubblica. Anche se la Bulgaria è una Repubblica Parlamentare, l’elezione del Capo dello Stato ha comunque un valore politico importante, nonché un ruolo fondamentale negli equilibri del sistema. Il DOST non ha presentato un proprio candidato, ma Lyutvi Mestan, tramite un comunicato ufficiale, ha espresso il supporto del proprio partito in favore di Tsetska Tsacheva, candidata Presidente del partito di maggioranza bulgaro. Mestan ha precisato di non aver avuto alcun contatto con tale partito né con la candidata, ma di aver dato il proprio sostegno sulla base di principi comuni condivisi. Mentre si attende il ballottaggio, il timore è quello che se a vincere fossero esponenti della sinistra, sostiene Mestan, l’orientamento Euro-Atlantico della Bulgaria verrebbe messo seriamente a rischio.