All’esito del primo turno delle elezioni presidenziali francesi, si può dire che i sondaggi rispecchiassero la realtà. Unica eccezione: la previsione delle percentuali di astensionismo. Quest’ultimo, in Francia, non è il partito vincente e, a dispetto del 28% annunciato dal CEVIPOF (centro di ricerche politiche di Sciences Po Paris), si attesta al 21% (nel 2012 aveva raggiunto il 20,52 %).
Il crollo di gaullisti e socialisti
Prima considerazione: il Parti socialiste (PS) francese scompare dalle carte in occasione di questa tornata elettorale. A capitanarlo un Benoît Hamon che, già nel tardo pomeriggio, anticipa qualche parola di auto colpevolizzazione (rischiando quindi di replicare l’errore di Ségolène Royal nel 2007). Alle 20, il silenzio elettorale scade in concomitanza con l’annuncio delle prime proiezioni. 23.86% per Emmanuel Macron, 21.4% per Marine Le Pen, 19.5% per Jean-Luc Mélenchon e François Fillon, segue al 6.2% Benoît Hamon. Quest’ultimo è gia pronto con la propria dichiarazione, che arriverà poco prima delle 21. In un accorato discorso che incita alla coesione e alla riflessione sugli errori compiuti, il candidato del PS invita i propri elettori a sostenere Emmanuel Macron al secondo turno. Sempre dal PS arriverà in corso di serata il supporto dell’attuale Primo ministro, Bernard Cazeneuve. Fonti vicine all’Eliseo, riportate da Le Figaro, sostengono che François Hollande subito dopo le 20 abbia telefono a Macron per congratularsi e promettendo di esprimersi a inizio settimana per un voto anti-estrema destra. I dati definitivi attestano il PS al 6.3%.
Secondo spunto di riflessione: la sconfitta de Les Républicains (LR) è l’altro grande segnale della chiusura dell’epoca politica che conosciamo e dei suoi partiti storici e tradizionali. François Fillon è dunque il secondo candidato a esprimersi in seguito ai primi risultati e si assume senza esitazioni la responsabilità della disfatta (il 19,9% finale). Ripete più volte come il progetto politico fosse comune, ma il fallimento suo e solo suo. Non con poche difficoltà, inoltre, giunge a dichiarare il proprio supporto a Macron: “l’abstention n’est pas dans mes gènes» e il pericolo della salita al potere dell’estrema destra è concreto.
La crescita degli estremi
Terzo punto cruciale: il Front National (FN) conquista in Francia un risultato storico. Con il 21.4% finale dei voti (contro il 17,90% del 2012), Marine Le Pen conduce il proprio partito al secondo turno, comunicando “con umiltà la fortissima gratitudine” che prova verso i propri elettori. Il messaggio è chiaro: “è tempo di liberare il popolo francese, tutto, compreso quello d’oltremare”, dato che in quest’elezione “è in gioco la sopravvivenza stessa della Francia”.
Non meno rilevante: Jean-Luc Mélenchon conduce il suo partito di estrema sinistra, la France Insouimise, a un risultato altrettanto storico, con un testa a testa con Fillon durato per tutta la serata. Il 19,6% finale da un lato conferma il valore di una campagna elettorale giovane ed estremamente moderna. Mélenchon pronuncia il proprio discorso verso le 22, invita alla prudenza nel commentare i risultati provvisori, ma non formula alcun appello al voto per il secondo turno.
Macron all’ultimo miglio
Infine, Emmanuel Macron, la rivelazione di quest’elezione presidenziale. Dimessosi dalla carica di Ministro dell’economia (PS) per candidarsi alle presidenziali in via indipendente, arriva a soli 39 anni a un ultimo passo dalla Presidenza della Repubblica francese. Prende la parola dopo una serie di rinvii, sono passate le 22.30, e ringrazia non solo i sostenitori, ma soprattutto la moglie Brigitte. Il pubblico scandisce con entusiasmo il nome della potenziale futura first lady mentre Macron ricorda il valore dell’unione non solo dentro, ma anche al di fuori del Paese. A non schierarsi in suo sostegno al secondo turno sono due dei candidati minori di estrema sinistra, Philippe Poutou (Nouveau Parti Anticapitaliste) e Nathalie Arthaud (Lutte Ouvrière).
Sono quasi le 2 di notte quando France 2 inquadra un esausto Macron che tenta, tra la foga dei suoi sostenitori di uscire da La Rotonde (ristorante a Montparnasse dove ha festeggiato la qualificazione) salire in auto e tornare a casa. Nel mentre, i risultati definitivi tardano ad arrivare, ma si sa già che in Île-de-France (regione in cui si trova la capitale) la distanza tra Macron e Le Pen è ridotta e al terzo posto si attesta Mélenchon. France 2 conferma anche come nelle zone con alto tasso di povertà i voti si siano polarizzati sui candidati di France Insoumise e FN. Verso le 3.25 le maggiori testate diffondono i dati del Ministero dell’Interno e Macron si attesta al 23,9%.