Tra gli otto Commissari confermati da Jean-Claude Juncker dopo l’esperienza nella Commissione Barroso II, quasi tutti hanno goduto di promozioni sostanziali, come passare dall’essere un semplice Commissario a essere uno dei Vice Presidenti della Commissione – posizione centrale nella nuova impostazione voluta da Juncker. L’unico Commissario confermato, ma “degradato”, è il tedesco Günther Oëttinger, Commissario uscente per l‘Energia e ora solamente Commissario per l’Economia e la Società digitali, posizione tanto vaga quanto ampia, posta sotto il coordinamento del Vice Presidente per il Mercato Digitale Unico e del Vice Presidente per il Lavoro, Crescita, Investimenti e Competitività.
Per capire cosa effettivamente dovrà svolgere questo sessantunenne politico di Stoccarda bisogna leggere la mission letter con cui Juncker gli consegna, con tanto di tempistiche dettate, oneri e onori dell’incarico: entro i primi tre mesi contribuire al pacchetto sul lavoro, crescita e investimento; entro sei mesi preparare ambiziosi passi legislativi verso la creazione di un mercato digitale unico. Rimane poi il non certo facile compito di portare avanti la Digital Agenda for Europe: tra gli obiettivi di Europe 2020, il programma è stato lanciato nel 2010 e rappresenta sicuramente il lascito più cospicuo della Commissaria uscente Nelie Kroes.
Molti dei traguardi sono stati prefissati per il 2015 e, nonostante i progressi fatti, soprattutto per quanto riguarda le tariffe in roaming e l’utilizzo globale di internet, alcuni di questi rimangono ambiziosi: bisogna ancora convincere buona parte delle piccole e medie imprese ad aprirsi alla vendita online (il target è il 33% delle PMI), oltre a convincere i consumatori a comprare prodotti online anche da produttori di altre nazioni. Compiti teoricamente accessibili per un politico navigato come Oëttinger: nato a Stoccarda nel 1953, è attivo nelle file giovanili della CDU già dagli anni dell’università, dove studia giurisprudenza. In Baden-Württemberg (il Land con capitale Stoccarda) compie tutta la sua ascesa politica, da consigliere comunale a deputato nel Parlamento del Land, dove per ben 14 anni è capogruppo della CDU, fino a diventare, nel 2005, Presidente del Land.
Se nei primi anni la sua presenza viene notata solo per qualche innocua bordata (come quando chiese a gran voce le dimissioni dell’allora Cancelliere Helmut Kohl) o per qualche proposta bizzarra (nel 1989 propose di vietare le moto al traffico sulle strade pubbliche, per motivi di sicurezza), da Presidente del Land prende decisioni importanti e discutibili: reintroduce le tasse universitarie, propone la vendita di manoscritti medievali conservati nella biblioteca del Land per una cifra vicina ai 70 milioni di euro, sostiene e difende il progetto Stuttgart21, cioè la costruzione dell’enorme nuova stazione ferroviaria che ha portato alla formazione di un movimento di protesta popolare vastissimo e ad un referendum consultivo vinto dal fronte del no.
Forse per togliergli le castagne dal fuoco, o forse per togliersi di mezzo un politico alquanto ingombrante, Angela Merkel lo propose per il ruolo di Commissario europeo nella Commissione Barroso II: nonostante l‘esperienza europea o internazionale praticamente nulla e le critiche ricevute, Oëttinger si ritrovò ad occupare l’importante poltrona di Commissario all’Energia, mostrandosi spesso e volentieri non proprio lineare nelle scelte, con posizioni altalenanti su nucleare, energie rinnovabili e sovvenzioni.
Ma il buon Günther è di nuovo in sella, pronto a collaborare con gli altri Commissari per un miglior futuro digitale europeo, forte (?) delle sue esperienze nel Baden-Württemberg e di un‘effettiva capacità di creare reti e conoscenze. Dovrà però cercare di limitare le gaffes pubbliche: rispetto alla crisi finanziaria si disse preoccupato per Paesi come la Romania, la Bulgaria e l’Italia, definiti «sostanzialmente ingovernabili», arrivando addirittura a proporre che le bandiere dei Paesi non in regola con i conti pubblici venissero esposte a mezz’asta davanti ai palazzi di Bruxelles (scusandosi poi per «l’idea non convenzionale»). Dovrà anche cercare di imparare meglio l’inglese: nonostante abbia vinto il poco ambito premio per il “Distruttore della lingua tedesca 2005” a causa di una sua dichiarazione rispetto all’uso della lingua tedesca ormai come lingua della famiglia e del tempo libero, la sua padronanza di quella che considera la lingua del lavoro sfiora l’incomprensibile (e il ridicolo, vista la satira prodotta dopo un suo intervento ad una conferenza).