Entrata nell’UE con il maxi allargamento del 2004, la Polonia, guidata dal governo conservatore del partito Prawo i Sprawiedliwość (PiS), sta avendo un lungo e duro braccio di ferro con le istituzioni europee. I terreni di scontro tra Varsavia e Bruxelles sono prettamente due: la riforma giuridica e la foresta vergine di Białowieża, al confine con la Bielorussia.
A rischio l’indipendenza dei giudici?
La recente legge firmata dal Parlamento e ratificata dal presidente Andrzej Duda, vicino al PiS, è stata considerata dalla Commissione Europea un provvedimento che può mettere a rischio l’indipendenza dei tribunali polacchi. Per questa ragione, infatti, Bruxelles ha avviato la procedura di infrazione contro il Paese, che dovrà fornire una risposta soddisfacente entro 30 giorni. Secondo il nuovo provvedimento legislativo, infatti, il Ministro della Giustizia polacco ha pieni poteri riguardanti il pensionamento dei giudici, potendo prolungare il loro mandato oppure rimuoverli e nominarli a piacimento.
Secondo la Commissione, tale legge, minerebbe l’indipendenza di tutto il sistema giuridico polacco, mettendolo sotto il controllo del PiS, ed entrerebbe in conflitto con l’articolo 157 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), secondo cui non vi debba essere discriminazione di genere nei riguardi dell’età del pensionamento.
Tra le sanzioni che la Polonia rischierebbe, tuttavia, non vi è la possibilità di perdere il diritto di voto in sede di Consiglio. Seppure Bruxelles abbia già paventato la possibilità dell’attivazione dell’articolo 7 TUE, è necessaria l’unanimità dei voti. Un’opzione difficile da raggiungere vista la probabile opposizione ungherese che, come la Polonia, ha ricevuto anch’essa la lettera sull’apertura della procedura di infrazione.
A rischio la foresta di Białowieża
La foresta vergine di Białowieża è l’ultimo residuo della grande foresta che, anticamente, occupava tutto il continente europeo. Un patrimonio per l’umanità in termini storici e di naturalistici, con la reintroduzione dei bisonti europei che da anni non abitavano più nella foresta, al confine bielorusso. Tutelata dall’Unesco, la foresta sta subendo una forte opera di disboscamento, con un ritmo di circa 1.000 alberi tagliati al giorno.
Nonostante l’opposizione di Bruxelles, l’esecutivo a guida PiS non è intenzionato a interrompere il disboscamento, andando a colpire fortemente l’ecosistema locale e internazionale. Secondo il partito conservatore, infatti, il taglio degli alberi – alcuni secolari – sarebbe necessario per la salvaguardia della foresta, attualmente colpita da una malattia. Tuttavia, oppositori e gruppi ambientalisti, sono convinti che il PiS stia usando la malattia come scusa.
Una procedura di infrazione era già stata avviata dalla Commissione per avere delucidazione sulle motivazioni del disboscamento. Tuttavia, nessuna risposta soddisfacente era stata inviata da Varsavia. Per questa ragione, la procedura ha continuato il suo corso e l’UE sta pensando di multare il Paese di 300.000€ per ogni giorni ulteriore di disboscamento.
Cosa pensa di fare la Polonia
La Polonia sembra sempre più interessata a proseguire su un binario nazionale più che comunitario, di concerto con l’Ungheria. Nel frattempo, sta alimentando la retorica nazionalista chiedendo le riparazioni per le distruzioni della Seconda Guerra Mondiale alle Germania e minacciando la Russia di eliminare tutti i riferimenti storici e monumenti di epoca sovietica, quando la Polonia faceva parte del Patto di Varsavia.
Questa retorica nazionalista tuttavia è fortemente in contrasto con i valori europei, e il PiS sta di fatto isolando sempre di più il Paese. Nonostante tutto questo, il PiS ha un forte sostegno popolare all’interno dei confini nazionali. Secondo gli ultimi sondaggi, infatti, Andrzej Duda rimane in cima alle preferenze per la carica di Presidente della Repubblica, distaccando di 16 punti percentuali il rivale Donald Tusk.
Tuttavia, le opposizioni si sono recentemente rivelate a volte decisive. Il caso della Czarny Protest, il movimento di protesta contro la legge sulla penalizzazione dell’aborto, e la recente opposizione popolare alla legge sulla riforma del sistema giudiziario, che ha obbligato il presidente Duda a non firmare due delle tre leggi proposte, mostrano un forte fermento politico.