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Che cos’è il Migration Compact: le proposte per l’UE e l’Africa

Il governo italiano guidato da Matteo Renzi ha presentato all’Unione Europea alcune proposte per un approccio comune alla crisi migratoria che ha investito l’Europa, mettendo a rischio la solidarietà interna e alcuni capisaldi che sembravano intoccabili, come la libera circolazione e la rimozione dei controlli alle frontiere. Il Migration Compact, accompagnato da una lettera di Renzi al Presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker, ha suscitato grande interesse in Europa e riacceso il dibattito su una soluzione europea alla gestione dei flussi migratori. Ma di cosa si tratta?

Il Migration Compact

Sono tre le premesse su cui si fondano le proposte italiane. Innanzitutto, le migrazioni verso l’Europa devono essere considerate un fenomeno strutturale, che non può essere risolto proponendo soluzioni di emergenza, ma agendo sulle cause dei flussi migratori, integrando una dimensione esterna nella politica migratoria, che guardi fuori dai confini europei. Infine, la proposta italiana individua nell’Africa un contesto cruciale: i Paesi africani di origine e transito di molti flussi migratori dovrebbero diventare i principali interlocutori con cui agire.

Sulla base di queste premesse, l’Italia propone quindi uno scambio fra Europa e Paesi africani, prevedendo 5 iniziative per parte.

Cosa offre l’UE

  1. Una generale ridefinizione della politica di cooperazione verso progetti di investimento, finanziati da strumenti già esistenti a carico del budget UE;
  2. L’emissione di prodotti finanziari UE – Africa, che facilitino l’accesso ai mercati finanziari per i Paesi africani, e la formulazione di altre soluzioni finanziarie per migliorare la resa di fenomeni rilevanti come quello delle rimesse;
  3. Una migliore cooperazione in materia di sicurezza (controllo delle frontiere, gestione dei rifugiati, giustizia penale) prima a livello nazionale, poi regionale, considerata la natura transnazionale dei flussi migratori;
  4. L’implementazione di strumenti di migrazione legale verso l’Europa, prevedendo quote nazionali e la predisposizione di corsi di formazione e di lingua per i migranti, in collaborazione con le imprese interessate.
  5. Schemi di redistribuzione dei migranti all’interno dell’UE.

Cosa si richiede ai Paesi africani

  1. Il controllo effettivo delle frontiere e della riduzione dei flussi illegali, con l’impegno da parte dell’UE di trasferire competenze e risorse;
  2. Maggiore cooperazione per i rimpatri degli immigrati irregolari, tramite la predisposizione di uffici di collegamento dell’UE direttamente nei Paesi africani, l’implementazione di database e registri pubblici funzionanti e l’accettazione per i rimpatri di voli charter gestiti anche dai singoli Stati membri dell’UE;
  3. Gestione in loco dei flussi migratori, a partire dalla necessaria distinzione fra richiedenti asilo e migranti economici, accompagnata dall’immediato trasferimento in Europa di chi merita la protezione internazionale;
  4. Implementazione, con il sostegno dell’UE, di sistemi nazionali di asilo politico;
  5. Rafforzamento della lotta ai trafficanti di esseri umani.

Gli eurobond

Questa serie di azioni richiede uno sforzo economico rilevante da parte dell’Europa. L’Italia si dimostra consapevole di questo ostacolo e propone alcune soluzioni, alcune molto scontate (l’utilizzo di fondi già a bilancio UE, oggi stanziati per la cooperazione allo sviluppo), altre più innovative, come eurobond (Common EU Migration Bonds) per finanziare una politica migratoria europea comune. Si promuove poi la creazione di un nuovo strumento a carico del budget UE per integrare il Trust Fund lanciato a La Valletta e un fondo per favorire gli investimenti in Africa.

Le reazioni

La proposta italiana rimane però vaga su come finanziare tutti questi strumenti, ponendosi come una base di partenza per una nuova discussione a livello europeo. Discussione già iniziata con la risposta di Juncker a Renzi, in cui il Presidente della Commissione si dice sostanzialmente d’accordo con l’approccio italiano, ricordando i risultati già ottenuti a La Valletta e con l’accordo con la Turchia, ma trascurando gli elementi più innovativi della proposta, come gli eurobond o i prodotti finanziari condivisi.

Si è invece espressa fermamente la Germania, che ha nettamente negato la possibilità di adottare simili strumenti di finanziamento. Dalla Commissione arrivano invece caute aperture dal Vice Presidente Frans Timmermans, che ha ventilato la possibilità che siano gli Stati membri che non intendono accogliere i migranti a finanziare la politica europea con contributi economici ulteriori rispetto a quelli garantiti al budget UE.

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L' Autore - Luca Barana

Vicedirettore e Responsabile Istituzioni e Affari Generali – Conseguita la laurea triennale in Scienze Politiche, ho scoperto un vivo interesse per la politica internazionale. Laureato magistrale in Studi Europei con una tesi sulle Relazioni esterne dell’UE, incentrata sul contributo alla cooperazione allo sviluppo delle relazioni interregionali con l’Africa. Appassionato di giornalismo, ricopro il ruolo di vicedirettore di Europae.

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