Un governo solido, monocolore, con un’ampia maggioranza in Parlamento, ma che non potrà da solo cambiare la Costituzione. È questo il risultato delle elezioni legislative turche del 1 novembre scorso, a cinque mesi dalla precedente tornata elettorale, che ha dato vita ad una crisi politica interna, ad una crescente militarizzazione e a misure sempre più securitarie, fino all’attentato ad Ankara del mese scorso. Adesso nel Paese sembra esservi meno incertezza, più governabilità, pur con le stesse contraddizioni che caratterizzano il regime turco.
I risultati delle elezioni in Turchia
L’AKP, il “Partito Giustizia e Sviluppo”, guidato dal Presidente Recep Tayyip Erdoğan, ha ottenuto la maggioranza assoluta nell’Assemblea legislativa, con il 49,50% dei consensi e 317 seggi, così da poter formare un governo senza doversi alleare con altri partiti. Il Partito del Popolo Repubblicano (CHP) ha ottenuto il 25,32% (134 seggi): siederà all’opposizione. Il Partito del Movimento Nazionalista (MHP) l’11,90% con 40 seggi. L’HDP (forza politica di riferimento della popolazione curda) scende dal 13% di giugno al 10,76%, ottenendo 59 seggi. Affluenza all’85,23%.
L’attentato ad Ankara del mese scorso, con 102 vittime alla marcia della pace, l’ondata di violenza che ha caratterizzato i mesi scorsi e la ripresa dello scontro con il mai riconosciuto PKK curdo, sembrerebbero aver portato gli elettori ad assumere una posizione più favorevole al governo in carica.
Impossibile modificare la Costituzione per introdurre un sistema presidenziale
Ma l’AKP ha mancato i 330 seggi necessari per modificare la Costituzione, secondo un progetto di legge che prevedeva il conferimento al Presidente del potere di emanare decreti esecutivi e legislativi, del potere di veto sulle leggi approvate in Parlamento (per superare il quale sarebbe necessaria una maggioranza di tre quinti ed una seconda approvazione da parte dell’assemblea), di nomina dei Ministri e della metà dei componenti delle corti più alte, ed, infine, il potere di scioglimento dell’assemblea legislativa.
La reazione della Mogherini
Nonostante a Bruxelles si stia pensando ad un piano di tre milioni per la collaborazione turca di fronte al problema dei rifugiati siriani e le recenti critiche da parte della Commissione UE e della Casa Bianca sul rispetto delle libertà fondamentali, l’Alto Rappresentante agli Affari Esteri ed alla Politica di Sicurezza Federica Mogherini ha affidato ad un breve comunicato il suo commento sulle elezioni, vedendovi un «forte impegno sul fronte dei procedimenti democratici» da parte del popolo turco ed augurandosi un potenziamento della cooperazione e della partnership euro-turca.