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10 ottobre 1914: la battaglia de La Bassée

10 ottobre 1914, la battaglia de La Bassée: le forze inglesi si scontrano contro quelle tedesche. I mesi precedenti avevano visto una fulminea occupazione dei territori del Belgio, del Lussemburgo e del Nord della Francia da parte delle armate tedesche. L’avanzata era stata bloccata dalle forze anglo-francesi che riuscirono a fermare i tedeschi a pochi chilometri a est di Parigi, costringendoli a ripiegare dietro la Marna e poi sul fiume Aisne, mettendo così fine ai progetti bellici della Germania che prevedevano una vittoria della guerra in sei sole settimane.

La battaglia di La Bassée fa parte della cosiddetta “corsa al mare”, cioè di quella serie di scontri che portarono il fronte occidentale a stabilizzarsi dall’Aisne al Mar del Nord. Dopo aver messo in sicurezza la situazione a est di Parigi, la British Expeditionary Force (BEF) fu spostata nelle Fiandre, con l’obiettivo sia di facilitare il rifornimento dell’esercito britannico con il controllo dei porti, sia di aggirare il fianco destro delle armate tedesche che, nel frattempo, avevano conquistato anche le città di Lille e Givenchy.

Il II Corp della BEF arrivò ad Aberville fra l’8-9 ottobre. L’obiettivo era quello di riprendere Lille, Givenchy e, ovviamente, La Bassée. Il 12 ottobre venne sferrato il primo dei tre attacchi da parte delle forze britanniche che, guidate del Generale Smith Dorrien, avevano preso e riperso Givenchy, nella seconda offensiva lanciata il 16 ottobre, riuscirono a riconquistare Givenchy ma non La Bassée. Il terzo attacco costò caro agli inglesi: il secondo battaglione della Royal Irish riuscì a prendere il villaggio di Le Pilly ma il resto della spedizione fallì e prima che i soldati irlandesi potessero essere avvertiti di essere rimasti isolati dal resto delle forze britanniche, furono accerchiati dai tedeschi. Dei 900 uomini del battaglione sopravvissero solo in 300.

Il 20-21 ottobre, i tedeschi lanciarono un’offensiva ma le truppe del generale Dorrien riuscirono a respingerla. Per precauzione però, il Comandante fece costruire una linea del fronte più arretrata. Negli stessi giorni giunse in rinforzo l’Indian Corps che avrebbe giocato un ruolo importantissimo successivamente, dando sostegno alle truppe britanniche. Fra il 25 e il 26 ottobre, i tedeschi lanciarono vari attacchi che, in alcune parti, riuscirono a rompere la linea del fronte britannico. In nessun punto però sfondarono pesantemente le linee britanniche. Il 29 ottobre, dopo il fallimento dell’ultima offensiva, le forze tedesche furono massivamente spostate più a nord, verso la città di Ypres, mettendo così fine alla battaglia di La Bassée. È in quel frangente, fra il 30 e il 31 ottobre, che l’Indian Corps, sotto la guida di Sir James Willcocks, rimpiazzò sulla linea del fronte, il II Corps. Ad ottobre, in totale, i caduti tra i britannici ammontavano a 14mila. Malgrado ciò, lasciando l’Indian Corps a presidiare quella porzione di fronte, il II Corps mosse a Nord, verso Ypres, per portare avanti quella che si sarebbe rivelata una vera e propria guerra di logoramento.

Racconti, battaglie, vite, che dopo cento anni sembrano così lontani da ciò che oggi sono la Germania, la Gran Bretagna e, in senso più ampio, l’Europa. Eppure la prima, fra i Paesi fondatori dell’Unione Europea, per anni in tandem con la Francia a guidare l’andamento politico-economico dell’UE, si è mostrata, proprio come allora, implacabile e determinata nel condurre la sua battaglia contro la crisi economica che ha investito l’Eurozona, solcando nuove trincee nei confronti dei Paesi in difficoltà a suon di tagli, rigore e spread. La Gran Bretagna è ancora lì, pronta a collaborare e a parlare di Unione Europea ma con cautela, dietro la sua trincea, sicura che l’eredità coloniale del suo ex-impero sarà, in ogni caso, pronta a venire in soccorso, proprio come fece l’Indian Corps durante la battaglia di La Bassée.

E l’Europa? L’Europa è in pace, è divenuta un’Unione che con le sue politiche, i suoi obiettivi e le sue opportunità potrebbe davvero migliorare la vita dei sui abitanti. Servirebbe non nascondersi dietro nuove trincee: il rigore che lascia indietro chi ha il passo più lento, l’indifferenza davanti alle navi che affondano nel Mediterraneo, le remore ad una concreta ed efficace politica estera comune. Chi ha combattuto in trincea non l’ha fatto pensando che cento anni dopo gli Stati si sarebbero scavati nuovi solchi in cui difendersi. Chi ha combattuto lo ha fatto per la libertà. Sarebbe ora di dare concretezza a questo ideale, abbattendo tutte le trincee politiche, economiche e culturali che ancora impediscono all’Unione di diventare davvero tale.

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L' Autore - Francesca De Santis

Laureata in Studi Europei presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Roma Tre, ho vissuto per sei mesi a Bruxelles nel quadro del progetto Erasmus. Questa esperienza è stata molto significativa ed ha alimentato ancora di più la mia passione per le questioni europee. Il mio percorso professionale si snoda nel campo della comunicazione: ho fatto diversi stage in Uffici Stampa, in particolare in quello della Rappresentanza in Italia della Commissione europea. Mi piace pensare all’Europa come opportunità per costruire una società più giusta per tutti. Sono molto felice di essere parte di questo meraviglioso progetto chiamato Europae.

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