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Ottobre 1914: la Polonia e la battaglia della Vistola

A fine Ottocento la situazione in Polonia era in divenire. Da quasi un secolo il Paese era scomparso dalle carte a seguito delle spartizioni. Due rivolte nazionali erano fallite. La situazione però cambiava in fretta. La rapida industrializzazione aveva rafforzato la borghesia e il proletariato polacco, mentre il declino della szlachta (nobiltà) era sempre più rapido. La Polonia da nazione nobiliare stava diventando una nazione moderna. In quegli anni emersero due forze politiche nazionaliste.

La prima era il Partito Socialista Polacco di Józef Piłsudski. A differenza di altre forze socialiste, Piłsudski sosteneva che gli interessi dei lavoratori polacchi sarebbero stati meglio tutelati con l’autodeterminazione della Polonia, dato che la coscienza di classe in Polonia era più forte che nel resto dell’Impero Russo. Il concetto di identità nazionale sviluppato da Piłsudski era legato al territorio e alla cittadinanza. Molto diversa era la posizione dei Nazional-Democratici di Roman Dmowski. La loro concezione di nazione era etnica. Dmowski era infatti a favore dell’annessione delle terre abitate da polacchi di Germania e Austria, mentre era contrario ad annettere le terre orientali appartenute alla Polonia (quella del Congresso) e popolate da lituani, bielorussi e ucraini: voleva un’entità il più possibile omogenea etnicamente. La priorità per lui erano le buone relazioni con la Russia, temeva molto più la Germania.

La crisi internazionale del luglio 1914 intanto, era degenerata ben presto in una guerra mondiale. I polacchi si trovarono così a dover combattere gli uni contro gli altri. Le terre da loro abitate diventarono spesso teatro di sanguinose battaglie. Ad agosto la Russia aveva attaccato la Prussia Orientale, ma aveva subito una sconfitta a Tannenberg, prima di sconfiggere a sua volta gli asburgici in Galizia. Dopo la Battaglia della Marna, l’esercito tedesco aveva concentrato gli sforzi a est. Era stata creata la IX Armata del generale Hindenburg, futuro Presidente della Repubblica di Weimar, e si stava preparando un’offensiva in territorio polacco.

L’avanzata austro-tedesca si articolò in due fasi. A nord l’Ottava Armata lanciò un attacco verso Augustow, ma venne respinta. I tedeschi comunque spinsero le forze zariste a nord-ovest lasciando scoperto il medio bacino della Vistola dove sferrarono l’attacco principale. Il 3 ottobre ci fu il primo scontro a Klimontów, dove la Brigata di Cavalleria russa subì una sconfitta e fu costretta a ritirarsi. Il 29 settembre iniziò l’avanzata della IX Armata tedesca e della I Armata asburgica, prese subito Łódź arrivando nei pressi di Varsavia. I russi allora richiamarono le truppe schierate in Galizia. Una mossa rischiosa, che però si dimostrò vincente: il 9 ottobre respinsero l’avanzata austro-tedesca e intrapresero una contro-offensiva. Dopo diversi scontri, il 27 ottobre Hindenburg ordinò la ritirata. In pochi giorni la Russia aveva riconquistato la parte occidentale della Polonia del Congresso, evacuata per ragioni strategiche un mese prima.

Intanto i polacchi di entrambi gli schieramenti lavoravano per l’autodeterminazione ed i leader politici nazionalisti si impegnavano per ottenere il favore delle grandi potenze verso la causa polacca. Dmowski sostenne da subito l’Intesa e concentrò la propria attività tra Parigi e Londra, dove non era ben visto per via delle posizioni estreme. Per rendersi più presentabile smorzò i toni e si circondò di personaggi più moderati, come il pianista Paderewski, che guidò la delegazione polacca a Versailles. Piłsudski invece creò una formazione paramilitare che presto venne cooptata nelle Legioni Polacche, gruppi militari della Galizia appoggiati da Vienna. Con l’occupazione delle terre polacche dell’impero russo da parte delle forze austro-tedesche nel 1916, Piłsudski si rese conto che gli stessi non erano liberatori, ma oppressori e diede vita ad una guerriglia di resistenza. Venne arrestato ed imprigionato nella Fortezza di Magdeburgo fino alla fine della guerra.

Da allora Piłsudski è diventato un mito nazionale e, come spesso avviene in questi casi, sono pochi a conoscere bene il suo pensiero. Lo scorso 11 novembre, anniversario della restaurazione dello Stato polacco, un corteo ultranazionalista ha portato corone di fiori al suo monumento a Varsavia. Il suo progetto in realtà era del tutto diverso dal loro. La Polonia che lui immaginava era federale e multietnica. Un progetto che le invasioni nazista e sovietica e i successivi spostamenti di confini hanno fatto svanire per sempre, rendendo la Polonia un Paese etnicamente omogeneo. A lui si potrebbe invece ricondurre il sostegno alla democratizzazione ed all’integrazione europea di Bielorussia e Ucraina.

Nell’immagine, fanteria russa in marcia sul fronte orientale (Photo © George H. Mewes, scan of the National Geographic Magazine, Volume 31 (1917), page 372, Wikimedia Commons)

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L' Autore - Giuseppe F. Passanante

Ho studiato lingue alla Ca' Foscari (triennale) e relazioni internazionali a Torino (magistrale), per poi ottenere un master alla sede di Varsavia del Collège d'Europe dove ho approfondito temi come la Politica Europea di Vicinato, le relazioni UE-Russia e le politiche di allargamento. Attualmente vivo in Polonia, a Breslavia, e lavoro in una multinazionale. Le aree geografiche di mio interesse sono l'Europa Centrale, i Balcani, la Turchia e lo spazio post-sovietico.

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