La Nazionale italiana di calcio ha iniziato bene i suoi Mondiali in Brasile, meglio di quanto molti si aspettassero, battendo all’esordio l’Inghilterra nella sauna di Manaus. Si affrontavano una squadra dai chiari tratti multietnici, come quella inglese, frutto del passato imperiale britannico, e un’altra, l’Italia, che pare avere intrapreso con decisione negli ultimi anni la strada dell’apertura a figli di immigrati e atleti che hanno ottenuto la cittadinanza italiana dopo essere giunti nel Belpaese. In Italia si fa un gran parlare di questa svolta, con molti che non sembrano apprezzarla troppo, ma ci si dimentica che la Nazionale italiana ha una lunga tradizione di ‘oriundi’.
Anzi, la prima gioia mondiale, la vittoria del torneo organizzato in casa nel 1934, è arrivata anche grazie all’apporto di campioni venuti da oltreoceano, che avevano ottenuto la cittadinanza italiana grazie ai loro avi, immigrati in Argentina a cavallo del 1900. Come dimenticare il centromediano metodista Luis Monti, conosciuto per la sua durezza: l’armadio a due ante, com’era sopranominato, aveva già giocato la finale nel 1930 con l’Argentina, ma vinse l’alloro con l’Italia. Oppure un altro juventino protagonista del Quinquennio, Raimundo “Mumo” Orsi, ala dalla tecnica sopraffina, che a lungo è stato l’oriundo con più presenze nella Nazionale italiana e ha segnato un gol nella finale del 1934. E infine, Enrique Guaita, che proprio in finale con la Cecoslovacchia servì l’assist a Schiavio per il gol decisivo.
Negli anni altri campioni oriundi, come il simpatico José Altafini, hanno vestito la maglia azzurra, a testimonianza del legame saldato dalle migrazioni fra Italia (ed Europa) e il Sud America. Anche l’ultimo Mondiale vinto nel 2006 porta la firma di un oriundo, che ha superato Orsi come presenze in Nazionale: Mauro German Camoranesi.
Oggi le regole per poter giocare in una nazionale sono cambiate e non è più possibile militare per due Paesi diversi nel corso della carriera. Nell’Italia che ha giocato con l’Inghilterra sono comunque scesi in campo altri due oriundi: Gabriel Paletta, il cui nonno calabrese emigrò in Argentina, e Thiago Motta, la cui famiglia era partita per il Brasile dalla provincia di Rovigo.
Ma la storia di copertina, che evidenzia anche i limiti dell’attuale normativa sulla cittadinanza, è quella di Mario Balotelli. Una storia di immigrazione, non di emigrazione, perché i tempi sono cambiati. Balotelli è infatti nato a Palermo da una coppia di immigrati dal Ghana, che però non avevano i mezzi economici per mantenere la giovane famiglia in Italia. Il futuro attaccante del Milan venne così affidato a una famiglia bresciana, i Balotelli, appunto, in cui è cresciuto e diventato il calciatore più chiacchierato d’Italia.
Balotelli ha però potuto ottenere la cittadinanza, e giocare così nelle Nazionali giovanili, solo al compimento della maggiore età, sebbene fosse nato e cresciuto in Italia. Questo perché la normativa italiana non prevede il principio dello ius soli, per cui i nati sul territorio italiano acquisiscono di diritto la cittadinanza, di cui si sta dibattendo molto in questi anni.
Oggi comunque le regole prevedono diverse modalità di acquisizione della cittadinanza: nel caso di Balotelli, si parla di ‘elezione’, rivolta ai figli di immigrati che siano rimasti in Italia fino ai 18 anni. Altre eventualità sono l’ottenimento per naturalizzazione, dopo 10 anni di residenza legale in Italia, ma con un termine più breve per i discendenti diretti di cittadini italiani (è il caso degli oriundi attuali), o per matrimonio con un cittadino italiano, dopo due anni di residenza legale in Italia (è il caso della meteora degli anni scorsi Amauri).
La Nazionale potrebbe essere la chiave di volta per nuovi scenari nell’Italia multiculturale. Un destino inevitabile per un Paese di frontiera, affacciato sul Mediterraneo e con legami storici con tante terre d’oltreoceano, dall’Argentina agli Stati Uniti. Un Paese dove storie di immigrazione ed emigrazione si intrecciano sempre di più, anche sul campo di calcio.
In foto Mario Balotelli segna il gol decisivo contro l’Inghilterra al Mondiale di Brasile 2014 (Foto: calciostreaming – www.flickr.com)