Con un comunicato diramato sui quotidiani Gara e Berria, l’ ETA il 20 aprile ha ufficialmente formalizzato le scuse per le vittime e il dolore causati nei suoi quasi sessanta anni di attività.
Nel comunicato si legge: «In questi decenni c’è stata molta sofferenza nella nostra città: morti, feriti, torturati, rapiti o persone che sono state costrette a fuggire all’estero. Una sofferenza eccessiva. ETA riconosce la responsabilità diretta per il dolore provocato, e tiene a precisare che tutto questo non dovrebbe mai accadere o non dovrebbe essere così esteso nel tempo. Da tempo abbiamo convenuto che questo conflitto politico e storico dovrebbe avere una soluzione equa democratica».
La storia del movimento basco
L’Euskadi Ta Askatasuna (in italiano Patria Basca e libertà) è un gruppo di estrema sinistra creato sotto la dittatura di Francisco Franco. Il dittatore spagnolo, infatti, cominciò una persecuzione contro il popolo basco, vietando l’uso dell’euskara, la loro lingua, prima negli atti pubblici e poi anche nella vita quotidiana – migliaia di persone furono costrette a cambiare il loro cognome, “spagnolizzandolo” – e anche sopprimendo qualsiasi movimento nazionalista.
Il 31 luglio del 1959 si riunì per la prima volta un gruppo di studenti radicali con quattro obiettivi ideologici: la difesa della propria lingua, l’etnicismo, l’anti-spagnolismo e l’anticlericalismo, e la creazione di uno Stato socialista indipendente tra le tre province dei Paesi Baschi (Álava, Vizcaya, Guipúzcoa), la comunità autonoma di Navarra e le tre province basche a sud-ovest della Francia (Lapurdi, Nafarroa Beherea e Zuberoa). Ben presto il movimento si stabilizzò creando una vera e propria lotta armata per l’indipendenza, che proseguì la sua offensiva fino al 2011, causando 829 morti, di cui 341 civili e 488 tra membri della polizia e militari.
Cerimonia di scioglimento il 5 maggio
Ritenuto dall’Unione Europea un vero e proprio gruppo terroristico, i maggiori esponenti dell’ETA furono arrestati tra il 2009 e il 2010. L’8 aprile dell’anno scorso l’organizzazione ha ufficializzato il suo completo disarmo, fornendo al governo francese una lista dei luoghi dove si sono trovati 12 depositi di armi ed esplosivi. Attualmente, senza contare le centinaia di prigionieri, sono rimasti solo una trentina di membri a far parte del gruppo, che agli inizi di quest’anno ha annunciato la sua definitiva dissoluzione, prevista tra un paio di settimane.
Infatti il 5 maggio ci sarà una celebrazione in onore dello scioglimento dell’ETA, che probabilmente si terrà a Bayonne e a cui parteciperanno numerosi esponenti di istituzioni anche di livello internazionale. In vista di ciò, probabilmente, l’organizzazione ha voluto fare un’ammenda dove riconosceva di essere stata la causa di enormi sofferenze degli ultimi decenni. Le scuse sono state definite dal governo Rajoy una «vittoria dello Stato di diritto», che ha rivendicato la sua autorità e ha battuto l’organizzazione terroristica «con le armi della democrazia».
Le critiche dei familiari delle vittime dell’ETA
Scuse che però non sono state accettate dall’Associazione dei familiari delle vittime della violenza dell’ETA (Avt). Infatti l’ETA non si scusa con le vittime, ma solo con le vittime indirette, come si legge nel comunicato: «Come risultato di errori o decisioni errate, l’Eta ha anche provocato vittime che non avevano una partecipazione diretta al conflitto». Di conseguenza facendo una distinzione tra vittime giuste e vittime ingiuste. Perciò, per Avt, la dichiarazione non sancisce altro che «un nuovo passo per annacquare le responsabilità e mettere in sordina il passato criminale».
«Trovo vergognoso e immorale che possano fare una distinzione fra le persone che hanno “meritato” una pallottola nella nuca o una bomba nell’automobile e “vittime accidentali” che non lo meritavano» ha dichiarato la presidente Maria del Mar Blanco. Definendolo un tentativo di riscrivere la storia e di giustificare le atrocità commesse dal dolore ereditato da Guernica, e di conseguenza impossibile da accettare.