Viktor Orbán non ha perso tempo. A poco più di due mesi dalla sua rielezione, avvenuta con il 49,5% dei voti, è riuscito a far passare all’Országház, il Parlamento magiaro, un pacchetto di leggi che sta facendo discutere l’intera Europa.
“Stop Soros”, con 160 voti favorevoli e solo 18 contrari, è un insieme di provvedimenti che mettono in pratica ciò che era stato promesso durante la campagna elettorale: l’ostacolare in ogni modo e a tutti i costi quello che dalla Fidesz (Unione Civica Ungherese), il suo partito, era stato definito un vero e proprio tentativo di «islamizzare» il Paese, finanziato da George Soros, ebreo americano di origini ungheresi, noto per finanziare le Ong. Soros infatti è sempre stato accusato dal leader magiaro di incoraggiare l’immigrazione per indebolire l’Europa, e tutta la sua campagna elettorale si era svolta contro questa figura.
Tasse sulle ONG, fino ad un anno di carcere per chi assiste i migranti
Grazie alla maggioranza netta su cui può contare in Parlamento, Orbán è quindi riuscito ad approvare delle norme che prevedono la reclusione fino a un anno per coloro che assistono persone entrate in Ungheria da Paesi che non fanno parte dell’area Schengen, anche se questi fossero rifugiati e richiedenti asilo. Ma non solo: è ora prevista una tassazione del 25% delle Ong per l’accoglienza, il divieto di dimora nei luoghi pubblici e l’istituzione di tribunali speciali per il controllo degli atti amministrativi dello Stato. E non ci si ferma qui: è stata stabilita anche una limitazione al diritto di manifestazione, per cui si violerà la legge anche solo distribuendo dei volantini o materiale informativo che inviti all’asilo e all’aiuto per gli immigrati.
È stato inserito inoltre un emendamento costituzionale, per cui non si possono stabilire «popolazioni straniere» nel suolo ungherese – sancendo quindi una rottura netta con la legge dell’Unione Europea che prevede le quote di redistribuzione dei migranti per gli Stati membri – e contestualmente viene sancito il dovere di difendere identità e civiltà cristiane.
Le reazioni nel resto d’Europa
Sophie in ’t Veld, eurodeputata del partito olandese Democratici 66, ha affermato: «Orbán fa sempre riferimento ai valori cristiani, ma non conosce la parabola del buon samaritano? Non è un dovere per un cristiano aiutare l’altro? Come può essere un crimine prestare soccorso a delle persone?». Ribadendo inoltre la necessità di verificare le azioni ungheresi.
Anche Márta Pardavi, vice-presidente ungherese del Comitato di Helsinki per i diritti umani, si è espressa duramente: «Nel giorno del World Refugee Day il governo ungherese sta improvvisamente dalla parte dei persecutori, invece di offrire protezione ai perseguitati».
Ma non tutti condannano le scelte di Orbán: il vertice del Visegrád (Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca) ha già espresso il suo sostegno al pacchetto “Stop Soros” e prevede una riunione a Budapest giovedì, a cui parteciperà anche il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, promotore dell’«asse dei volenterosi» per l’immigrazione illegale.
Ma anche in Italia non sono mancate le posizioni favorevoli al governo Orbán: il Ministro dell’Interno Matteo Salvini non ha mai negato di apprezzare l’operato del presidente ungherese, e addirittura anche Giorgia Meloni si era proposta qualche settimana fa di preparare anche nel nostro Paese un pacchetto “Stop Soros”. Nessuna dichiarazione ufficiale è sinora pervenuta dal Parlamento Europeo.