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Brexit, gli esiti del secondo round di negoziati

Si è chiuso la scorsa settimana il secondo round di negoziati sulla Brexit tra Regno Unito e Unione Europea.

Come chiarito più volte da Michel Barnier, capo negoziatore UE, i negoziati per la Brexit sono suddivisi in due fasi: una prima fase in cui si cercherà un accordo tra Gran Bretagna e UE su alcune questioni essenziali; una seconda fase, che idealmente inizierà a ottobre 2017, se e solo se dalla prima fase di negoziati emergeranno progressi sufficienti, in cui parallelamente inizieranno le discussioni sulle future relazioni tra Regno Unito e UE..

Questo round appartiene quindi ancora alla prima fase, alla discussione dei termini cardine dell’accordo di divorzio, ed è stato dedicato al confronto tra le posizioni delle due parti. Sul tavolo, in particolare, tre punti su cui le istituzioni europee sono state molto chiare: si dovrà maturare progressi su tutti e tre per poter avviare la seconda fase dei negoziati.

Diritti dei cittadini nel post Brexit

Unico punto su cui anche il governo britannico ha espresso la sua posizione con una relazione pubblica, è palese che le divergenze tra UE e Regno Unito sono significative. Se l’UE reclama il principio di reciprocità – ovvero che vi sia garanzia che per i cittadini UE, in Gran Bretagna valgano gli stessi diritti di quelli britannici nell’UE – Londra vorrebbe invece restringere la possibilità dei cittadini comunitari di stabilirsi nel Regno Unito in seguito alla sua uscita dall’Unione, inasprendo ad esempio i criteri applicati al ricongiungimento familiare.

Impegni finanziari

L’UE ritiene che il Regno Unito debba ottemperare agli obblighi finanziari presi fino ad oggi in qualità di membro dell’Unione Europea e dei suoi diversi programmi. Da più parti, l’UE ha tenuto a sottolineare che non si tratta di un “exit bill” con lo scopo di punire la Gran Bretagna ma di un’aspettativa legittima alla luce degli impegni presi dal Paese. Su questo punto, Londra non si è ancora espressa chiaramente.

Irlanda

Bruxelles e Londra almeno su un principio sembrano essere d’accordo: la questione dell’Irlanda è delicata e merita di essere discussa a parte. David Davis, il capo negoziatore UK, e Barnier hanno cosi deciso di stabilire un gruppo di lavoro ad hoc guidato dai loro consiglieri più fidati. Per l’UE è fondamentale che il Good Friday Agreement in tutte le sue dimensioni venga rispettato.

Il nodo sulla Corte UE e il futuro delle agenzie

Dietro i negoziati, pende la questione chiave della giurisdizione della Corte di giustizia europea. Se l’UE insiste affichè la Corte possa continuare ad essere competente negli ambiti che la coinvolgono (l’applicazione dell’accordo di recesso, le cause pendenti che riguardano il Regno Unito come Stato membro anche se intentate dopo l’uscita), il Regno Unito chiaramente reclama la sua indipendenza dalla giustizia europea. Si fa largo l’idea della creazione di un gruppo di arbitrato misto, composto da rappresentanti UE e britannici per risolvere le questioni giuridiche.

Sul tavolo anche altre questioni “secondarie”, come l’Euratom e il destino delle due agenzie aventi sede a Londra. Riguardo alle agenzie, in particolare, il 31 luglio è scaduto il termine per la presentazione delle candidature: sono 19 le città che hanno mostrato interesse per EMA, tra cui Milano che ha svelato ufficialmente la sua candidatura lo scorso 24 luglio. Nove quelle candidate per l’EBA. Tra queste, Vienna e Varsavia sono le uniche ad aver presentato la doppia candidatura.

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L' Autore - Valentina Ferrara

Vice-direttore - Laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche con una tesi in Storia dell'Integrazione Europea dal titolo "Unione Europea e discriminazioni". Ho sempre avuto la passione per il giornalismo, per il mondo della comunicazione e per l'Unione Europea, per questo non ho avuto alcun dubbio a partecipare alla creazione di Europae, la fonte d'informazione che sono sempre andata cercando.

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