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Photo © Citizen59, 2011, www.flickr.com

Tunisi: per la prima volta avrà un sindaco donna

A partire dal 3 luglio scorso, è una donna a guidare il municipio della capitale tunisina, ovvero a rivestire il ruolo di «cheikh de la médina», appellativo che il sindaco riceve in occasione di certe feste religiose. Il suo nome è Souad Abderrahim, un’imprenditrice collegata ad Ennahdha, partito costituito e divenuto attivo tra gli anni ’70 e ‘80.

Ennahdha, dall’islamismo alla modernità

Sorto come partito religioso con tendenze rivoluzionarie, Ennahdha era in origine un partito islamista, ma ha saputo trasformare il proprio volto in maniera progressiva. Il partito, oggi, promuove il connubio tra Islam e democrazia, mirando ad un dialogo funzionale tra la società civile e quella politica. Il suo leader, Rached Ghannouchi, dibatte oggi di questioni quali la lotta alla corruzione, oppure sull’opportunità di una nuova legge contro la violenza sulle donne.
La stessa Abderrahim rigetta l’etichetta di “islamista” di Ennahdha e rivendica il carattere moderato e democratico di un partito che pensa e agisce secondo il principio della separazione tra religione e politica. Malgrado il percorso evolutivo intrapreso, il partito continua a non essere definito “progressiste et moderniste”, etichetta tradizionalmente di proprietà di un altro noto attore politico tunisino, Nidaa Tounes.

Il rivoluzionario sostegno a una donna

Ad ogni modo, è proprio l’allure conservatrice dello schieramento ad aver spalleggiato la neo-sindaca nella sua corsa alla carica di primo cittadino e quindi a far sì che Tunisi sia governata da mani femminili. Ciò dimostra come perfino il polo più conservatore della scena politica tunisina stia prendendo coscienza di temi chiave quali l’uguaglianza dei sessi. È interessante, al proposito, precisare che Ghannouchi ha definito l’adozione di una legge in materia di violenze sulle donne cui si accennava, del 26 luglio 2017, come “una grande tappa verso la parità”. La riforma è stata inoltre approvata con soli voti favorevoli, nessun astenuto o contrario.

Tra le innovazioni principali introdotte da questo provvedimento, la modifica all’art. 227-bis del codice penale, affinché non preveda più la scappatoia del matrimonio a beneficio degli stupratori di donne anche molto giovani. Poco dopo l’adozione della nuova legge, vi è stata l’apertura di Béji Caïd Essebsi, Presidente della Repubblica tunisina, al dibattito sull’introduzione di pari quote ereditarie per uomini e donne, appellandosi all’uguaglianza sancita dalla Costituzione del 2014.

Un cammino lungo 60 anni

A onor del vero, l’inizio del cammino legislativo tunisino per eliminare le differenze di trattamento fondate sul sesso risale a mezzo secolo fa.  L’idea di parità era infatti già racchiusa nel CSP («Code du Statut Personnel») del ‘56, eccezion fatta proprio per la ripartizione dei beni ereditari. In linea di massima, il CSP ha provato a dare uno scossone agli strati più tradizionalisti della società tunisina, proibendo pratiche come la poligamia e il ripudio.

La piena realizzazione della parità non può essere però raggiunta solo con grandi dichiarazioni di principio, come dimostra la stessa vicenda di una nazione quale l’Italia: sebbene la nostra Carta costituzionale prevedesse fin dal ’48 l’uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge, la parificazione dei coniugi all’interno del codice civile si ebbe solo nel ‘75 e, nonostante gli enormi progressi nel frattempo svolti, i fatti mostrano che lo squilibrio in alcuni settori è ancora un problema.

Il cammino per la gender equality è lungo per ogni paese e, a seconda del substrato di riferimento, può diventare particolarmente impervio: nel caso della Tunisia, il nodo centrale è quello di coniugare il progressismo con le previsioni del testo coranico, operazione complessa e ancora oggi fonte di polemiche. In questo lungo processo, l’elezione di Souad Abderrahim (seppure definita da alcuni come una donna non progressista) a sindaco della capitale, rappresenta il segno tangibile di un processo ormai irreversibile. Il vento del cambiamento sembra ormai soffiare nell’intera Tunisia.

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L' Autore - Roberta Bendinelli

Laureata in giurisprudenza, ho conseguito un LL.M. in diritto dell'Unione europea all'Université Libre de Bruxelles, specializzandomi in diritto dell'immigrazione.

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